25 aprile 2024
Aggiornato 23:30

Chi ha paura dei referendum?

ROMA - Siamo in un momento di crisi economica e gettare i soldi nella pattumiera ci appare il più sconsiderato degli atti. Così, purtroppo, avverrebbe se separassimo le scadenze elettorali europee e amministrative da quelle del referendum sulla legge elettorale. Le spese aggiuntive ci sarebbero, come tutti possono constatare, perché andare alle urne ha un costo diretto (il personale) di circa 200 milioni di euro e costi indiretti (chiusura delle scuole, tempo, ecc.) per altrettanti 200 milioni.

Insomma, la spesa da mancata razionalizzazione sarebbe di circa 400 milioni. Con l'abbinamento alla seconda tornata delle amministrative (che non si tiene in tutti gli enti locali) si avrebbero certamente risparmi (circa 90 milioni) ma rimarrebbero comunque 300-310 milioni da impegnare. La soluzione che proponiamo e' quella di indizione del referendum lo stesso giorno delle elezioni europee perché i seggi sarebbero aperti in tutta Italia. Chiediamo al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, di evitare lo sperpero di denaro pubblico, cioè del contribuente.

Non si possono dare «ai poveri» 200 milioni con la social card e dilapidarne il doppio perché si ha paura di un voto referendario che, anzi, dovrebbe essere valorizzato come espressione diretta della volontà popolare (si vedano analoghe esperienze in Svizzera e negli Usa). Quando si e' a corto di soldi e' cosa saggia non dilapidare quei pochi che rimangono, soprattutto se sono dei contribuenti.

Primo Mastrantoni, segretario Aduc