29 marzo 2024
Aggiornato 06:30

Cassazione: studente in aula con catena? Reato chiamarlo «bestia»

L'insegnante aveva anche rincarato la dose invitando il ragazzo ad «andare da uno psicologo»

ROMA - E' reato chiamare «bestia» uno studente anche se si è presentato in aula con una catena di ferro. A richiamare gli insegnanti all'uso di toni e termini «misurati» è la Cassazione che non ammette eccezioni nemmeno di fronte alle «provocazioni» degli allievi. I giudici della quinta sezione penale hanno perciò confermato la condanna per diffamazione nei confronti di una maestra di Catanzaro che aveva chiamato «bestia» uno studente entrato in classe «armato» di catena.

L'insegnante aveva anche rincarato la dose invitando il ragazzo ad «andare da uno psicologo». Alla querela dei genitori del giovane è seguita la condanna, sia in primo che in secondo grado, ad una multa di 1500 euro e al risarcimento dei danni da diffamazione «da determinare in sede civile». Inutile il ricorso dell'insegnante: la Cassazione, con la sentenza 9288, ha spiegato che non c'è giustificazione che tenga. Agli insegnanti non sono consentiti «eccessi verbali» che sconfinano nell'ingiuria.