25 aprile 2024
Aggiornato 06:00
Producono 378 miliardi di euro l’anno, il 24,6% del Pil nazionale

Sono 161 i territori d'eccellenza e si preparano a reagire per primi alla crisi

Al Forum Nazionale «L'Italia dei Territori» il Censis presenta la mappa dell'Italia che tira

Mantova – Sono 161 le realtà territoriali italiane d’eccellenza, individuate dal Censis, in grado di guidare la reazione alla crisi.
I comprensori d’eccellenza annoverano 71 territori produttivi industriali e 65 aree dell’accoglienza e del turismo, per complessivi 1.759 comuni (il 21,7% dei comuni italiani, con una superficie pari al 21,1% del territorio nazionale) e una popolazione di 14,6 milioni di abitanti (il 24,5% della popolazione residente). A questi si aggiungono 25 poli dell’innovazione e della logistica. 

L’arcipelago delle eccellenze territoriali rappresenta una componente fondamentale del sistema Italia. Con più di 1,3 milioni di imprese attive (il 26% delle imprese italiane), di cui oltre 200 mila manifatturiere (il 31,3% del totale Italia), vantano una produzione pari a 377,7 miliardi di euro (riferita al 2007), ovvero il 24,6% del Pil nazionale (e un Pil per abitante di 26.200 euro rispetto a una media nazionale di 25.900 euro).

La gran parte dei comuni eccellenti (il 48%) è localizzata al Nord Ovest, il 22,7% al Nord Est, il 14,7% al Centro, il 14,6% al Sud. La stragrande maggioranza dei territori dell’eccellenza produttiva è localizzata al Nord (il 79,3% dei comuni) e solo il 6,7% al Sud. Anche per turismo e accoglienza di elevata qualità, il Nord Ovest  mantiene il primato, con il 41,7% dei comuni eccellenti. Tuttavia, in questo caso il Sud d’Italia recupera posizioni, essendovi localizzato il 32% dei territori di pregio.

Dei 71 territori produttivi selezionati si possono distinguere: 10 territori d’eccellenza con punteggio superiore a 80/100 (il 14% del totale), come la Riviera del Brenta, il Langhirano, Montebelluna, Lumezzane, la Brianza, il Cadore, Castelfranco Veneto, Fermo; 34 territori con punteggio compreso tra 70/100 e 80/100 (il 48% del totale), tra cui Fabriano, Prato, Arzignano, l’Albese, Carpi, Valenza Po, la Inox Valley, il Canavese; 27 territori con punteggio inferiore a 70/100 (il 38% del totale), tra cui Biella, Arezzo, il Valdarno e alcune realtà produttive del Mezzogiorno, come Solofra, Mazara del Vallo, Barletta, Matera.

I primi 10 territori produttivi d’eccellenza (punteggio in centesimi)

1RIVIERA DEL BRENTA (Venezia)

84/100

2LANGHIRANO (Parma)

83/100

3MONTEBELLUNA (Treviso)

83/100

4LUMEZZANE (Brescia)

83/100

CADORE (Belluno,Treviso)

82/1000

6SASSUOLO (Modena,Parma,Reggio Emilia)

81/100

7BRIANZA (Como, Milano)

80/100

8VICENZA (Vicenza)

80/100

9CASTELFRANCO VENETO (Treviso, Padova)

80/100

10FERMO (Ascoli Piceno)

80/100

Le 65 aree dell’accoglienza comprendono: 16 territori con punteggio superiore a 80/100 (il 24,6% del totale), da Portofino a Taormina, dalle Cinque Terre al Chianti, che rappresentano la punta della qualità in termini ambientali e turistici del Paese; 26 territori con punteggio compreso tra 70/100 e 80/100 (il 40% del totale), come il Salento, la Costa Smeralda, le Langhe, la Franciacorta, il Montefeltro, la Versilia, la Maremma; 23 territori con punteggio inferiore a 70/100 (il 35,4% del totale), tra cui la Valle di Noto, il Monferrato, il Conero, la Garfagnana, l’Etruria meridionale, l’Oltrepo Mantovano.

Le prime 10 aree dell’accoglienza d’eccellenza (punteggio in centesimi)

1PORTOFINO (Genova)

91/100

2VENEZIA E LAGUNA DI VENEZIA (Venezia)

89/100

3CORTINA D'AMPEZZO-CADORE (Belluno)

87/100

4CHIANTI (Firenze,Siena)

87/100

5VAL GARDENA (Bolzano)

86/100

6ALTA BADIA (Bolzano)

86/100

7VAL D'ORCIA (Siena)

85/100

8COURMAYEUR (Aosta)

84/100

9CAPRI-ISCHIA (Napoli)

84/100

10ISOLE DI PANTELLERIA (Trapani)

84/100

I 25 poli dell’innovazione e della logistica sono snodi relazionali localizzati in posizioni strategiche: dall’interporto Quadrante Europa di Verona alla Fiera di Milano, dal Politecnico di Torino all’Area Science Park di Trieste, dal San Raffaele o i laboratori di fisica del Gran Sasso all’Ismett di Palermo. Si conferma la loro concentrazione nel Nord del Paese e nelle principali regioni urbane.

Vanno poi segnalate le «aristocrazie territoriali» che, combinando vocazioni complesse (quella produttiva e quella turistico-ambientale), sono la testimonianza di come il territorio, se valorizzato alla massima espressione nelle sue plurime qualità, può costituire un eccezionale motore di sviluppo economico. Pur rappresentando solo l’1,4% dei comuni italiani, le aristocrazie territoriali contribuiscono per il 2,1% alla creazione del Pil nazionale e presentano una spiccata dinamicità imprenditoriale (97,3 imprese attive ogni 1.000 abitanti) e un Pil pro-capite superiore del 28,2% a quello medio nazionale.

«Anche nella difficile congiuntura che attraversa l’economia italiana, provocata dal credit crunch anglo-americano, l’appello al rilancio che viene dalle istituzioni, dai media e dall’opinione pubblica, converge sul rafforzamento dei fattori meno volatili, sulla produzione industriale di qualità, sulle tecnologie, e punta a valorizzare il capitale culturale e paesaggistico in quanto veicolo di immagine e occasione per creare reddito. In definitiva, punta a un ritorno ai territori», ha commentato Giuseppe Roma, direttore generale del Censis, presentando i dati della ricerca.

L’indagine del Censis presso un campione di testimoni privilegiati rappresentativo di realtà d’eccellenza evidenzia che l’elemento che più contribuisce a determinare la qualità di un territorio è il capitale umano: il 48% segnala al primo posto il dinamismo imprenditoriale, il 40% la qualità delle risorse umane e il 35,5% la validità della classe dirigente locale. Tra gli elementi che invece ostacolano il territorio spiccano le inefficienze organizzative: per il 46,7% pesano le carenza infrastrutturali, per il 41,2% la miopia delle classi dirigenti politiche e imprenditoriali, per il 36,8% la mancanza di collaborazione tra i soggetti locali, per il 24,2% il cattivo funzionamento delle amministrazioni pubbliche locali.

L’essere un contesto connotato da solide caratterizzazioni produttive, culturali, ambientali o turistiche, l’avere un’immagine consolidata, l’essere stato protagonista negli ultimi anni di importanti fenomeni di crescita sotto il profilo relazionale e produttivo, non sono bastati a mettere i territori d’eccellenza completamente al riparo dalla crisi. Il 40% dei testimoni locali interpellati dichiara che la crisi ha colpito pesantemente la propria area. Tuttavia, per quasi l’80% alla fine il territorio uscirà bene dall’attuale congiuntura. La strada per favorire il successo della propria area, prima ancora della relazionalità con altri territori (indicata dal 10,4% del campione) o della salvaguardia del patrimonio di risorse ambientali e culturali (12,1%), o ancora dell’incremento dell’efficienza (11,5%), è per il 62,6% degli intervistati la capacità di innovare, vero brand pivot dell’eccellenza.

Questi sono alcuni dei principali risultati di una ricerca realizzata dal Censis, con il supporto della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, e presentata oggi al Forum Nazionale «L’Italia dei Territori», in corso a Mantova presso il Centro Congressi Mantova Multicentre. All’iniziativa partecipano rappresentanti delle più rilevanti realtà territoriali del Paese e relatori di rilievo nazionale, tra cui il Presidente del Censis Giuseppe De Rita, il Direttore Generale del Censis Giuseppe Roma, Roberto Formigoni, Lorenzo Dellai, Massimo Cacciari.