19 aprile 2024
Aggiornato 12:00
«Le differenze tra un paese normale e l’Italia di Berlusconi&co? Molte»

Obama incontra McCain

«In un paese normale i rappresentati di due opposte fazioni non si danno dei “coglioni”, “imbecilli” o “stupidi” ma, piuttosto, invitano al silenzio i propri sostenitori troppo inclini ai fischi verso il proprio presidente»

Le differenze tra un paese normale e l’Italia di Berlusconi&co? Molte. Anzi, moltissime. In un paese normale, ad esempio, un presidente neoeletto non si sogna di fare il muro contro muro con i suoi avversari (proprio durante una delle peggiori crisi economiche della storia recente) ma li convoca per discutere, parlare e confrontarsi.

In un paese normale i rappresentati di due opposte fazioni non si danno dei «coglioni», «imbecilli» o «stupidi» ma, piuttosto, invitano al silenzio i propri sostenitori troppo inclini ai fischi verso il proprio presidente. In un paese normale, chi governa ha pieno rispetto delle istituzioni che concorrono alla vita democratica della nazione e non si sogna di umiliarle ogni giorno. In un paese normale, infine, avremmo un esecutivo già al lavoro per risolvere la crisi, cosa che in Italia non accade.

Ecco, forse gli Stati Uniti hanno ancora molte contraddizioni all’interno del proprio sistema politico, eppure i rappresentanti del nostro governo fanno fatica a reggere il confronto con l’esempio estero. Anche concedendo un poco di vantaggio, l’impresa rimane difficile oltre che inutile.

Specialmente ora, con Obama, il massimo che Berlusconi può fare è prendere appunto, a partire dal rapporto che il presidente in pectore sta cercando di instaurare con i propri avversari. In primo luogo con John McCain. I due, infatti, si sono incontrati a Chicago, nell'ufficio del presidente eletto, per discutere del futuro dell’America. Un futuro che per entrambi i due ex rivali nella corsa presidenziale, deve passare attraverso una «nuova era di riforme nella quale affrontare gli sprechi del governo e la dura divisione che esiste a Washington, per ristabilire la fiducia nel governo e riportare prosperità e opportunità a ogni famiglia americana che lavora duramente».

Poco altro è trapelato dall’incontro a porte chiuse di Chicago. Di certo, però, sembra che McCain si sia reso disponibile ad aiutare l'amministrazione Obama. A partire dalla ricerca di una soluzione su Guantanamo, che il presidente eletto ha promesso di chiudere. Ma probabilmente, oltre alla prigione della vergogna, i due protagonisti della Casa Bianca si sono confrontati sugli aspetti più spinosi da affrontare in questi due mesi di transizione. Dalla questione economica al difficile nodo della politica estera. Obama sa che il suo «cambiamento» potrà avvenire solo con una serie di profonde riforme da attuare nel tempo e con il continuo e convinto sostegno da parte del Congresso. Sostegno che il presidente eletto dovrà garantirsi anche nelle elezioni di midterm. Pertanto, cercare di convogliare il maggior consenso possibile attorno a questioni cruciali e fondamentali per lo sviluppo del Paese può essere una delle forze di questa nuova amministrazione, oltre che una delle chance più convincente per uscire dalla crisi.

G.R.