23 aprile 2024
Aggiornato 08:00
Decoro urbano

«No a repressione generalizzata, distinguere tra vandali e artisti»

Dichiarazione di Vincenzo Cerami, ministro ombra della Cultura

Il decreto legge che verrà presentato domani dal governo e che intende colpire pesantemente e indiscriminatamente chi imbratta i muri delle città, offe al mondo un’idea gretta e incolta del nostro Paese. L’arte cosiddetta di strada è da secoli perseguitata, eppure è ancora lì a imbellire e a colorare i brutti e pallidi quartieri delle metropoli, i malinconici paraggi delle stazioni ferroviarie, le squallide periferie urbane, le saracinesche eternamente chiuse e arrugginite.

È un’arte a tutti gli effetti popolare e a volte sublime. È presente in quasi tutte le città del mondo e annovera pittori della grandezza di Siqueiros o di Rivera. I murales in genere raccontano la storia di una comunità urbana abbandonata a se stessa. Tutti i governi del mondo li tollerano, lasciano che il popolo si esprima attraverso la vivacità delle immagini e dei graffiti, portando allegria là dove c’è tristezza.

Il vero nemico dei suoi artisti è il vandalo che, al contrario, scempia e deturpa i centri storici, i monumenti e i condomini, con scritte e oscenità verbali ed estetiche. Per questo bisogna fare attenzione a non confondere l’ortica con il grano. La repressione dura e generalizzata creerebbe grandi ingiustizie e taciterebbe la spontanea voce dei sobborghi. Una distinzione è necessaria. Si puniscano più severamente i vandali, ma si lasci spazio ai colori dove c’è solo grigio e silenzio.

Esiste una folta letteratura che studia, apprezza e cataloga l’antica tradizione dei murales. Sono le immagini del cantastorie e della mitologia che nutre ogni wasteland. Non si spenga anche questa luce, non si metta la museruola a una grande, gloriosa cultura.