16 aprile 2024
Aggiornato 17:00
Scuola e immigrati

Piccinini: «Con ‘classi differenziali’ si aggiunge crudeltà a crudeltà»

«È degenerazione principi paese civile, nessuno può stare zitto»

«E adesso diranno che è per il loro bene. Così come quando in estate il ministro Gelmini aveva affermato che la rilevazione delle impronte dei bimbi Rom veniva effettuata ‘per il loro bene’, anche adesso è altamente probabile che il ministro dirà la stessa cosa sull’inserimento in classi differenziali dei bambini provenienti da altri paesi, aggiungendo crudeltà a crudeltà». A parlare è la segretaria confederale della Cgil, Morena Piccinini, in merito alla mozione della Lega, approvata ieri alla Camera, che prevede la creazione di ‘classi di inserimento’ per i ragazzi extracomunitari nelle scuole pubbliche. «Il provvedimento - dice la sindacalista - non è altro che un atto di inciviltà verso tutti i bambini, siano essi figli di immigrati o di italiani»

La Cgil ritiene questo atto, spiega Piccinini, «non solo l’ennesima dimostrazione dell’intolleranza razziale che caratterizza la destra al Governo, ma anche la conseguenza della devastazione contenuta nei provvedimenti sulla scuola: il progetto di costruire classi con un solo maestro, infatti, con troppi bambini e con troppe materie di insegnamento in meno ore, è evidente che porta con sé la impossibilità di un’attività formativa adeguata per tutti e di seguire adeguatamente tutti i bambini nelle loro specificità».

Ed è esattamente da questo progetto, contenuto nella riforma della scuola del ministro Gelimini, che deriva «la semplificazione estrema concretizzata dalla Lega nell’emendamento di ieri: i bambini che sanno già l’italiano in una classe, quelli che ancora non lo sanno in un’altra classe con progetti formativi differenziati e con una separatezza istituzionale che richiama l’apartheid. Seguendo questa logica perversa a quando le classi differenziali per i bambini diversamente abili, a quando il ritorno alle classi differenziali per i bambini figli di operai?», aggiunge la dirigente sindacale della Cgil.

«Rispetto a questa degenerazione dei principi basilari di un paese civile, imposta per infimi interessi politici, nessuno può stare zitto», continua la sindacalista nel chiedersi: «Come non vedere che l’educazione interculturale rappresenta il profilo qualitativo della scuola moderna? E che l’educazione interculturale stessa ha bisogno di luoghi unitari di conoscenza e confronto e non di separazione?Questo è essenziale per tutti i ragazzi, forse ancor di più proprio per i ragazzi italiani».

«La reazione deve essere di tutte le coscienze e di tutti i cittadini. Lo sciopero del 30 ottobre in difesa della scuola pubblica, inclusiva e interculturale deve essere l’occasione - conclude Piccinini - per la mobilitazione non solo degli insegnanti, ma di tutti i genitori, nonni e cittadini che hanno a cuore il futuro dei nostri bambini e che chiedono di lasciare i bambini fuori dalle beghe e dalle ritorsioni politiche».