Meloni: «A Consiglio d'Europa serve ruolo attivo»
Ecco l'intervento del ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, all'ottava conferenza dei ministri delle politiche giovanili del Consiglio d'Europa, a Kiev
«Sono contenta di partecipare a questo panel sull`inclusione sociale dei giovani perchè sin da quando ho ricevuto l`incarico di Ministro della Gioventù italiana ho focalizzato l`attenzione proprio su questo aspetto. Sono infatti convinta che le parole `cittadinanzà e `comunità siano parole destinate a stare insieme, a dipendere l`una dall`altra. La cittadinanza non ha senso da sola: occorre essere cittadini di qualcosa, di una comunità. E non sono comunità degne di questo nome quelle che non riescono a creare nei propri componenti un forte sentimento di appartenenza.
L`occasione offerta ai giovani e ai rappresentanti del Consiglio d`Europa di parlare di diritti sociali, accesso al mondo del lavoro e opportunità, rappresenta una piattaforma sulla quale costruire una politica europea che parta `dal bassò, che ascolti le esigenze dei giovani e che non rappresenti soltanto le indicazioni dirigiste e paternaliste di un organismo sovranazionale.
Cosa vogliono i giovani? Quali sono i loro sogni, le loro aspirazioni, le loro ambizioni nel mondo del lavoro? Partiamo da una constatazione: non esiste in Europa una politica comune che garantisca le medesime opportunità ai giovani che cercano di entrare nel mercato del lavoro e, soprattutto, non esiste una linea di condotta, una strategia comune. Parlare di lavoro significa parlare di educazione e di formazione, sia essa formale che informale.
1.Non è possibile pensare una strategia comune senza preoccuparsi prima di garantire, in ambito formale, un riconoscimento `europeò dei titoli di studio secondo parametri qualitativi uguali per tutti e che rispondano alle nuove esigenze del mercato del lavoro e ai mutamenti sociali e culturali che attraversano l`Europa.
2.Allo stesso tempo l`Europa deve aprirsi, favorendo principalmente l`accesso ai nuovi Paesi della comunità, con una grande attenzione all`inclusione dei soggetti svantaggiati ed esclusi, alle esperienze di educazione non-formale espressione del variegato e ricchissimo mondo dell`associazionismo e del volontariato giovanile, ampliando la `mission` del servizio volontario europeo e delle altre esperienze similari all`ambito dell`impegno giovanile nei beni culturali, nella tutela dell`ambiente e del paesaggio e in tutti quei settori che vedono milioni di ragazzi impegnati quotidianamente a rendersi utili e ad imparare `lavorandò: tutto ciò è possibile solo attraverso un maggior impegno economico e organizzativo dell`Europa per sostenere le esperienze nei singoli paesi e lo `scambiò di queste esperienze, attraverso un `portale della mobilità che le raccolga, le `metta in retè e offra ai giovani la possibilità di acquisire competenze, essere utile al proprio Paese, scambiare con gli altri Paesi queste competenze.
Lavoro è, però, anche offrire a questi ragazzi l`opportunità di avere con maggiore facilità accesso al credito: solo così potranno sviluppare attività imprenditoriali autonome senza essere strangolati dal sistema bancario e garantire il diritto ad una casa, strumento principale per consentire loro di costruire una famiglia e un futuro.
Proprio la famiglia e il suo ruolo nella futura Società europea è la scommessa, a mio giudizio, più importante per i giovani e per chi si occupa di giovani a questo livello: l`Europa non fa più figli e gli indici di natalità ci dicono che questo Continente è destinato a scomparire e con esso l`immenso patrimonio di identità e culture che rappresentano la vera forza di una comunità europea chiamata a giocare un ruolo in un momento di grande crisi mondiale che dimostra il fallimento della globalizzazione come fenomeno economico planetario.
Una Europa forte è una Europa che pensa al proprio avvenire, che aiuta i propri giovani a pensare di costruire con le proprie forze un futuro lavorativo, a costruire una famiglia e farla vivere dignitosamente.
Saremo capaci noi politici di ascoltare sempre i giovani e raccogliere le loro proposte? Saremo capaci di uscire dalle nostre stanze per andare in mezzo ai giovani e parlare il loro linguaggio? Questa è la grande sfida della partecipazione giovanile: il primo obiettivo dovrà essere quello di consentire ai giovani di avere un ruolo effettivo in tutti gli organismi nei quali si prendono decisioni importanti per definire insieme il futuro della nuova Europa».