23 agosto 2025
Aggiornato 08:00
Legambiente su direttiva 20-20-20 e oneri Italia

Competitività e Direttiva 20-20-20. Legambiente: «Gli oneri menzionati sono gonfiati»

«Governo e Confindustria rendano pubblici gli studi che citano»

Il pacchetto europeo su energia e ambiente, la cosiddetta direttiva 20-20-20 - che prevede entro la data del 2020 una riduzione delle emissioni di anidride carbonica, da parte dei paesi europei, del 20% - per il Governo Italiano, fortemente spalleggiato da Confindustria, sarebbe troppo gravoso, anzi, sarebbe addirittura insostenibile per le industrie italiane, con costi calcolati tra i 20 e i 30 miliardi di euro l’anno.

«Ma secondo quali stime? Perché il Governo non rende pubblici i dati alla base di questi calcoli? I numeri forniti dalla commissione Ue sono altri e assolutamente differenti da quelli sparati dal Governo in questi giorni», sostiene Edoardo Zanchini, responsabile Energia di Legambiente. «Secondo la commissione europea infatti l’adeguamento alla direttiva 20-20-20 costerà all’Italia 8 miliardi di euro l’anno, senza contare i vantaggi in termini di riduzioni delle importazioni e di risparmio rispetto alle attuali spese per i danni da inquinamento, oltre ai benefici relativi all’efficienza e all’ammodernamento industriale. Un totale quindi di gran lunga inferiore ai 20-30 miliardi di euro l’anno citati recentemente anche dal Ministro Prestigiacomo e mai esplicitati pubblicamente».

I calcoli della commissione europea, resi noti nel gennaio 2008, si basano sui costi di investimento previsti per lo sviluppo di rinnovabili, abbattimento dei gas a effetto serra, efficienza energetica e sulle riforme strutturali del sistema elettrico necessarie, senza considerare però i benefici economici del pacchetto, che vengono stimati a parte. A fronte dei 92 miliardi di spesa previsti per l’intera Ue, la commissione stima anche un risparmio di circa 50 miliardi di euro dovuto alla riduzione delle importazioni di gas e petrolio, e un risparmio di 10 miliardi rispetto alle attuali spese per i danni prodotti dall'inquinamento atmosferico, senza contare i benefici in termini di efficienza e ammodernamento industriale.

«In proporzione - ha sottolineato Zanchini - per l’Italia si può stimare un risparmio di 4,4 miliardi di euro per i costi degli idrocarburi e di 0,9 miliardi di euro per i costi dell’inquinamento. I costi effettivi quindi scendono fino a un decimo delle stime paventate per l’Italia. Senza contare che già oggi i ritardi nell’adeguamento al protocollo di Kyoto ci stanno costando 1 miliardo e 100 milioni l’anno senza alcun beneficio in termini ambientali e di sviluppo economico, e che al 2012, i costi sulle spalle dei contribuenti potrebbero arrivare a 7 miliardi di euro».

«E’ evidente la strategia che vuole portare a rivedere gli impegni sul clima – conclude Zanchini -, ma certo non è accettabile farlo utilizzando dati non verificabili pubblicamente. Le uniche stime certe sono quelle fornite dalla commissione Ue e bene farebbe il governo ad acquisirle per cercare di adeguarsi al più presto alla direttiva, come stanno facendo tutti gli altri paesi europei, invece di continuare a pietire sconti imbarazzanti».