5 maggio 2024
Aggiornato 11:00
Al presidente del Senato il ruolo di mediatore

Thailandia, un referendum per risolvere la crisi

Il Primo ministro thailandese Samak Sundaravej si è rifiutato di dimettersi o di indire elezioni anticipate

Il Primo ministro thailandese Samak Sundaravej si è rifiutato di dimettersi o di indire elezioni anticipate. In un discorso radiofonico alla nazione di quasi un'ora, Samak si è proclamato difensore della monarchia contro un movimento che a suo parere minaccia di portare «l'anarchia» in Thailandia.

«Non mi dimetterò, non scioglierò il parlamento. Devo restare in carica per preservare la democrazia e proteggere la monarchia». Il primo ministro thailandese, dunque, non si è piegato alle proteste ed ha affidato ad un referendum, che potrebbe avvenire entro trenta giorni, il compito di sbloccare la situazione.

Samak Sundaravej ha usato parole molto dure per il Pad, accusando i manifestanti di cercare di sovvertire la democrazia thailandese. «Il Pad - ha detto – è come un culto estremista del giorno del Giudizio».

A seguito di violenti scontri tra sostenitori e avversari del governo, il primo ministro thailandese alcuni giorni fa aveva dichiarato lo stato di emergenza a Bangkok e incaricato il comandante dell'esercito di riportare l'ordine della capitale.

Nella notte di martedì 2 settembre, infatti, migliaia di manifestanti pro e contro il governo si erano affrontati violentemente a Bangkok nei dintorni della sede governativa tuttora occupata dai militanti del PAD, partito dell'Alleanza popolare per la Democrazia, che chiede le dimissioni del premier e del suo governo.

L'opposizione sostiene che Samak stia governando il Paese per conto dell'ex premier Thaksin Shinawatra, deposto nel 2006 con un golpe e il cui partito è stato messo al bando. Nonostante la dichiarazione dello stato d'emergenza, il movimento di protesta, per voce del leader Chamlong Srimuang, si era rifiutato di abbandonare la sede governativa: «Non ci sono abbastanza prigioni per metterci tutti noi dentro».

La Commissione elettorale straordinaria thailandese creata ad hoc per valutare le accuse di brogli che avevano gettato un’ombra sulle elezioni del 2006 aveva raccomandato al governo di sciogliere il Partito del potere popolare per frodi elettorali, infliggendo un altro colpo al primo ministro Samak Sundaravej. Con voto unanime, i cinque membri della Commissione avevano giudicato il Ppp colpevole di aver comprato voti durante le elezioni generali. Ci vorranno ora parecchi mesi perché la Corte suprema di giustizia si esprima in merito. Nel caso di colpevolezza, oltre 30 alti dirigenti del partito perderebbero il posto di lavoro e sarebbero interdetti da qualunque attività politica per cinque anni.

Intanto però l’unico ad aver abbandonato la squadra di governo è il ministro degli Esteri, Tej Bunnag. Secondo un assistente del capo della diplomazia della Thailandia, Tej avrebbe presentato le dimissioni dal suo incarico a causa delle cattive condizioni di salute della moglie. In realtà la defezione del ministro, considerato da molti osservatori vicino alla casa reale, segna un brusco raffreddamento con il re Bhumibol e un importante segnale del declino politico del premier in carica.

Ora il parlamento thailandese ha chiesto al presidente del Senato, Prasopsuk Boondet, di mediare nella crisi tra il governo e i rappresentati della protesta. Prasopsuk è stato nominato mediatore dopo aver incontrato il leader del partito democratico e il vice-presidente della Camera dei Rappresentanti, equivalente alla Camera dei deputati.

Noi giorni scorsi non è stato proclamato alcun coprifuoco, né si sono visti carri armati nelle strade ma molte scuole e negozi sono tuttora chiusi. Sebbene l'aeroporto sia rimasto aperto, il turismo ha subito un durissimo colpo. Nazioni come Australia, Corea del Sud e Singapore hanno sconsigliato ai propri cittadini di recarsi in Thailandia. Il ministero degli esteri italiano ha pubblicato online una serie di informazioni utili ai viaggiatori che dovessero recarsi nelle zone calde della Thailandia.

A.Dra - G.R.