19 aprile 2024
Aggiornato 03:00
Il Ghiacciaio del Belvedere a Macugnaga si assottiglia fino a 6 centimetri al giorno

Il Monte Rosa a rischio instabilità

Nella parete orientale si verificano crolli di seracchi e di roccia. Probabile il nesso con l’aumento delle temperature. Questi alcuni dati rilevati dalle ricerche dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Cnr

I ghiacciai del Monte Rosa si stanno assottigliando. L’informazione giunge da uno studio condotto, per conto del Servizio delle opere pubbliche del Piemonte, dai glaciologi Gianni Mortara, dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Torino e Andrea Tamburini dell’Ima-Geo, una società spin-off dell’Università di Torino.

«A partire dal 2006, abbiamo posizionato nei punti più significativi dei 2 km e mezzo del ghiacciaio del Belvedere una rete di paline ablatometriche, che hanno consentito di misurarne il ritmo di fusione, rilevando spostamenti e un’ablazione tra i 3 e i 6 centimetri ogni giorno», afferma Mortara.«Nel bacino glaciale del Belvedere», continua Mortara, «si stanno però sviluppando altri fenomeni di instabilità importanti: crolli di seracchi e di roccia su tutta la parete orientale del Monte Rosa dalla quale nasce il ghiacciaio e collassi di morene, gli argini naturali che bordano il Belvedere e per questo usate come sentieri, concentrati sul fianco destro del ghiacciaio stesso. Con ogni probabilità questi eventi sono la risposta al riscaldamento globale che determina la progressiva degradazione del permafrost, il terreno che rimane permanentemente gelato per almeno 2 anni, contribuendo al radicale cambiamento della parete orientale del Monte Rosa, famosissima per il suo aspetto himalayano».

Nell’immediato, nelle nostre Alpi, non c’è ancora pericolo per l’uomo poiché fortunatamente le zone interessate sono relativamente lontane dai rifugi e dai sentieri più frequentati, ma «viste le dimensioni e la frequenza che questi fenomeni stanno assumendo, nella loro evoluzione potrebbero interferire con zone più battute da alpinisti ed escursionisti. Basti pensare all’instabilità degli speroni rocciosi su cui poggiano molti rifugi, dovuta alla degradazione del permafrost».Le indagini proseguono anche se è stata ormai superata l’emergenza delle estati 2002 e 2003, seguita alla stupefacente trasformazione subita dal Ghiacciaio del Belvedere a partire dal 1999. Inizialmente tale fenomeno si era manifestato con un impressionante aumento di spessore del ghiacciaio e di velocità rispetto al suo normale spostamento, dovuti all’anomalo trasferimento di ghiaccio dalla parete del Monte Rosa. Nel 2001, si è verificata anche la comparsa di un piccolo lago epiglaciale (cioè che alloggia direttamente sulla superficie di un ghiacciaio) che ha avuto vita effimera, ma sufficiente a raggiungere nelle due successive estati dimensioni preoccupanti: circa 60 m di profondità, volume oltre 3 milioni di metri cubi. Più recentemente altri due importanti fenomeni hanno riguardato la parete orientale del Monte Rosa: la grande valanga di ghiaccio dell’agosto 2005 e il crollo di roccia e ghiaccio dell’aprile 2007.

Nei mesi scorsi, a causa delle piogge in quota, il lago effimero è riapparso, senza però destare preoccupazioni e ora sta lentamente calando. A documentare scientificamente la nascita e l’evoluzione di questo lago, come anche tutta la caratteristica fenomenologia in atto sul Ghiacciaio del Belvedere, unica in tutte le Alpi, sarà una pubblicazione finanziata dalla Regione Piemonte e curata dai due glaciologi in collaborazione con l’Università di Zurigo e che tiene conto anche dei contributi di altri ricercatori italiani ed europei, i quali dedicano numerose ricerche a questo particolare ghiacciaio, dove gli effetti delle variazioni climatiche in atto risultano particolarmente evidenti.