23 agosto 2025
Aggiornato 10:30
Proporre un nuovo modello di città, in grado di stimolare il Paese a uscire dalla crisi urbana

La Attali capitolina, un esperimento importante

Lettera aperta al sindaco Gianno Alemanno e a Giuliano Amato del presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza

«La Commissione Attali di Roma è un esperimento interessante per il nostro Paese e positiva è la scelta di Amato alla sua guida. Ma la vera sfida sarà quella di riuscire a proporre un nuovo modello di città, in grado di stimolare il Paese a uscire dalla crisi urbana». E’ questo, in sintesi, il messaggio contenuto in una lettera aperta che il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, ha scritto al primo cittadino della Capitale Gianni Alemanno e al Presidente della Commissione per lo Sviluppo di Roma Capitale Giuliano Amato.

Nel presentare i tratti essenziali della nuova Commissione, il sindaco Alemanno mette in risalto due aspetti importanti – sottolinea nella lettera Vittorio Cogliati Dezza: «Da una parte il ruolo nazionale e internazionale che dovrà giocare Roma, il suo ritardo (e il ritardo del nostro Paese) di fronte alle sfide aperte dalla globalizzazione; dall’altro la distorsione centro-periferia, l’enorme patrimonio delle aree storiche della città e la scarsa qualità urbanistica dell’intero tessuto capitolino. Si tratta di distorsioni che in diversa misura riguardano l’intero Paese, le aree urbane e quelle extra-urbane, dove un distorto modello di sviluppo ha portato a costruire per aggiunte successive in maniera disequilibrata, producendo uno straordinario e insostenibile consumo di suolo».

«In Italia l’attuale modello urbano è entrato profondamente in crisi – scrive ancora Cogliati Dezza – ne serve uno nuovo di zecca. Mi auguro che questo sia il compito della commissione Amato, che affronti i nodi della qualità del vivere e dell’abitare un centro urbano: traffico, smog, rumore, consumo di suolo, rifiuti, emergenza casa, servizi, qualità delle relazioni sociali e sicurezza. Le colpe del degrado urbano sono varie, e non sempre ricadono sui sindaci. Per esempio, non è colpa degli amministratori locali se da molti anni lo Stato investe poco nelle infrastrutture per il trasporto pubblico urbano e per il pendolarismo. Però capita sovente che questo dato oggettivo venga usato come un alibi dai «primi cittadini»: che molte cose utili potrebbero farle «a costo zero» o producendo risorse economiche da investire nel trasporto pubblico, ad esempio moltiplicando le corsie preferenziali o introducendo il ticket nelle aree esterne ai centri storici seguendo l’esempio londinese»

«Oltre alla disomogeneità centro-periferia nelle nostre città ci sono tre grandi, immensi buchi neri – si legge ancora nella missiva - Il primo è la mobilità. Traffico e inquinamento non sono prerogative italiane, ma del «non fare» abbiamo spesso l’esclusiva. A Roma e nelle altre aree metropolitane i governi urbani sembrano non vedere che la soluzione al problema può venire soltanto da un forte, deciso privilegio accordato al trasporto pubblico. Questa scelta non può attendere la realizzazione di una rete adeguata di metropolitane, per la quale servono decenni e che peraltro è spesso impraticabile per mancanza di soldi: bisogna agire subito, agire per rendere svantaggioso e sconveniente l’uso dell’auto in città. L’altro buco nero, meglio una voragine, è la drammatica arretratezza delle città del centro-sud nello smaltimento dei rifiuti. A Roma come a Napoli e in Sicilia la raccolta differenziata non decolla, mentre decollano e imperversano l’illegalità, il rischio per la salute, le emergenze. Inoltre altra questione chiave è quella energetica: va dato impulso alle rinnovabili, al risparmio e all’efficienza tagliando le emissioni di CO2 anche con l’ausilio di programmi di recupero del verde e dei boschi urbani».

«L’attenzione all’ambiente e alla qualità della vita – conclude Cogliati Dezza – non si risolve mitigando le dinamiche negative in atto (più auto, più inquinamento, più rifiuti), ritagliando in città qualche oasi di verde o di marciapiede in più e rassegnandosi al resto. Il riequilibrio ambientale e la vivibilità sono alla base della qualità della convivenza e possono creare più sicurezza. Mi auguro perciò che siano questi i «focus» che la Commissione Amato vorrà affrontare per disegnare un nuovo profilo di città moderna e più vivibile per tutti».