In merito alla nascita, in un laboratorio di Seul, dei primi cani clonati «su ordinazione», la LAV commenta negativamente la possibilità di manipolare la vita grazie alla disponibilità di denaro: infatti la signora Bernann McKinney avrebbe speso ben 50mila dollari (circa 32mila euro) per far nascere cinque cani-copia del suo pit bull deceduto.
«L’idea di poter ‘ordinare’ la nascita di cani come un qualsiasi altro oggetto è aberrante, sia sul piano morale che scientifico – dichiara Michela Kuan, responsabile LAV del settore Vivisezione - L’indice di fallimento per gli esperimenti di clonazione rimane altissimo, quindi anche in questo caso l’esperimento prevede lo sfruttamento e la sofferenza di animali che vengono usati come bacini di produzione di copie. Inoltre l’essere vivente è il frutto di varie componenti e quella genetica ne rappresenta al massimo il 50%; è impensabile riportare in vita un individuo deceduto perché, come dice la parola stessa, è unico.»
La LAV sottolinea che questa clonazione su commissione è ancora più grave e inaccettabile se si considerano i molti milioni di cani randagi che vivono soffrendo la fame, privati dell’affetto e della sicurezza di una casa; inoltre i canili di tutto il mondo sono stipati all’inverosimile e spesso non hanno fondi per tutelare al meglio gli animali che ospitano: scegliere di adottare uno di questi animali è senza alcun dubbio il migliore gesto possibile anche in memoria dell’eventuale amico a quattro zampe deceduto. Eppure proprio dalla signora Bernann McKinney, che si professa amante degli animali, sarebbe arrivata una sovvenzione di 50 mila dollari ad un Laboratorio coreano - l'azienda RNL Bio, affiliata al laboratorio sudcoreano in cui lavora Hwang Woo-suk, lo scienziato che ha creato nel 2005 il primo cane clonato, il levriero afgano Snuppy - che si è già dichiarato pronto ad accettare prenotazioni per altre clonazioni, con qualche evidente interesse per le potenzialità di guadagno.
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