FlixBus, dietrofront: nuovo emendamento blocca i mezzi low cost
L’emendamento è firmato dalla deputata pugliese del PD Liliana Ventricelli e ripristina, parola per parola, la norma anti-FlixBus approvata nel Milleproroghe che il Consiglio dei Ministri aveva cancellato lo scorso mese
ROMA - Non si decolla. Un vero e proprio travaglio, dove a farne le spese non è solo l’innovazione in quanto tale, ma l’intera cittadinanza, per la precisione più di 3 milioni di italiani che usano Flixbus ogni giorno. Dopo la polemica scoppiata nei mesi scorsi in seguito al decreto Milleproroghe che conteneva una legge anti-Flixbus, poi sanata lo scorso mese da un decreto approvato dal Consiglio dei Ministri, ecco che siamo tornati al punto di partenza. La Commissione Bilancio alla Camera ha, infatti, approvato un emendamento che ripristina, parola per parola, la norma anti-FlixBus approvata nel Milleproroghe.
Ripristinata la norma anti-FlixBus
L’emendamento è firmato dalla deputata pugliese del PD Liliana Ventricelli e nei giorni scorsi anche il presidente Boccia aveva attaccato FlixBus utilizzando l’argomento della webtax, che però nulla ha a che fare con l’azienda. Il decreto, in buona sostanza, limita ai soli operatori del trasporto, e non quindi piattaforme digitali, l’ottenimento dell’autorizzazione a operare le tratte interregionali. E FlixBus è una piattaforma digitale che si appoggia a un partner sul territorio e non un’azienda che svolge come attività principale quella del trasporto. Questa norma era stata cancellata dallo stesso Governo anche a seguito di pareri netti e contrari di Antitrust e ART, oltre che di una petizione salva-FlixBus firmata da oltre 60mila persone.
L’aiuto a Matteo Renzi
La decisione sull’emendamento, rimandata per giorni, è seguita a una lunghissima discussione da cui, secondo FlixBus, pare evidente che alcuni parlamentari del PD abbiano chiesto al Governo di fare marcia indietro, con un provvedimento che va a discapito dell’interesse generale, delle norme europee, del diritto dei consumatori e del buon senso. «Non conta rispettare le regole, creare posti di lavoro, offrire un servizio di qualità - ha commentato Andrea Incondi, Managing Director di FlixBus Italia -. Siamo esterrefatti nel constatare che in questo paese si continuano a cambiare le leggi a colpi di emendamenti una volta al mese. Se ci fosse davvero la volontà di garantire la certezza del diritto si dovrebbe affrontare la questione una volta per tutte, ricorrendo a norme stabili o riforme di sistema organiche, come avviene nel resto d’Europa. Ora l’aula del Parlamento non confermi questo nuovo attacco alla libera concorrenza. Chiediamo a Matteo Renzi di interessarsi alla questione e aprire il PD all’innovazione per non trovarsi ad applicare normative uniche in Europa per conservatorismo, che penalizzano soprattutto i più giovani e le fasce più deboli. Oggi è un brutto giorno per chi si era impegnato a difendere la concorrenza, per l’Antitrust, per le migliaia di firmatari della petizione salva-FlixBus, per i milioni di passeggeri che hanno scelto di viaggiare con noi».
Bloccare l’innovazione
La norma, inoltre, alla luce delle sentenze 22 e 34 del 2012, rischia l’incostituzionalità dato che va a modificare la normativa che da 10 anni regola l’accesso al mercato dei servizi automobilistici di linea interregionale. A tal proposito risulta piuttosto chiaro che l’emendamento può ostacolare un modello di business che può costituire una valida e concorrenziale alternativa nel settore dei trasporti e potrebbe derivare proprio dalle proteste manifestate da parte di tutti quegli operatori che, ancorati a vecchi modelli di business, non riescono ad avere la propria fetta di mercato. Attraverso il meccanismo del prezzo dinamico, come accade per gli aerei, FlixBus riesce, invece, a garantirsi praticamente sempre il mezzo al completo. Ancora una volta siamo di fronte all’unico pilastro che blocca la crescita e l’innovazione: quello culturale