Industria 4.0, il Governo raddoppia sui Competence Center: previsti altri 30 milioni di euro
In un emendamento dell’esecutivo alla manovrina, infatti, si propone di stanziare altri 10 milioni per il 2018 e 20 per il 2019. Il Governo è quindi disposto a mettere sul piatto, complessivamente, ben 60 milioni di euro per l’avvio di 5-6 poli sul territorio nazionale
ROMA - La sinergia tra Governo, Università, Ricerca e mercato sembra rafforzarsi sempre più. Sul piatto ci sono le competenze digitali, capitolo previsto dal Piano Industria 4.0 che sta prendendo sempre più forma, con particolare riferimento ai Competence Center, dei veri e propri poli nazionali su ambiti tecnologici specifici e complementari, che con il forte coinvolgimento di poli universitari di eccellenza e dei grandi player privati, mirano a sviluppare la cultura digitale del nostro Paese.
Raddoppio di fondi per i Competence Center
Ebbene, se in un primo momento erano stati previsti, per la costruzione di questi Competence Center, 20 milioni per questo anno e 10 milioni per il 2018, il Governo ha deciso di raddoppiare le risorse a disposizione. In un emendamento dell’esecutivo alla manovrina, infatti, si propone di stanziare altri 10 milioni per il 2018 e 20 per il 2019. Il Governo è quindi disposto a mettere sul piatto, complessivamente, ben 60 milioni di euro per l’avvio di 5-6 poli sul territorio nazionale con l’obiettivo di sviluppare delle imprese completamente rivoluzionate dal punto di vista digitale. Il capitolo relativo alle competenze messo a punto dal Governo, infatti, prevede la diffusione di una cultura 4.0 lungo l’intero ciclo formativo, dalla scuola all’università, dagli istituti tecnici superiori ai corsi di dottorato.
Università verso il mercato
Una nota dolente quella della scarsa propensione degli spin-off e delle imprese che escono dagli incubatori universitari nei confronti del mercato. Se da una parte i talenti italiani eccelgono per pubblicazioni scientifiche, dall’altra non dispongono di quella cultura imprenditoriale idonea a portare i loro progetti su scala globale. In questo senso, lo sviluppo dei Competence Center, è visto proprio come quella soluzione lungimirante adatta a colmare il gap che le Università italiane hanno nei confronti della terza missione, del mercato, appunto. Che con questa manovra non hanno più scuse.
Dove sorgeranno
Dopo tutto il polverone suscitato dalla proliferazione di acceleratori e incubatori sul territorio italiano, il decreto ha posto dei limiti. Partendo dal presupposto che i Competence Center non dovranno essere più di 5-6 in tutta Italia, la loro costituzione dovrà essere subordinata ad alcuni requisiti. Di fatto, le agevolazioni saranno concesse «previo espletamento di apposita selezione da parte del minisstero dello Sviluppo economico, nel rispetto dei principi di libera concorrenza, non discriminazione, trasparenza, proporzionalità, pubblicità». I Competence Center sorgeranno a stretta vicinanza dei poli universitari italiani. Stando al Piano Industria 4.0, lo stesso aveva già individuato i Politecnici di Milano, Bari e Torino, la scuola Sant’anna di Pisa (in partnership con la Normale), l’università di Bologna per la meccatronica e la Federico II di Napoli in coordinamento con gli altri atenei campani. A cui poi si è aggiunta la rete delle università del Veneto coordinate dall’ateneo di Padova.