29 marzo 2024
Aggiornato 14:30
acceleratori

WyLab un anno dopo, pronti alla Silicon Valley degli sviluppatori sportivi

Nato dal modello vincete di Wyscout, diventato emblema nel mondo del calcio italiano e internazionale, WyLab ha fatto man bassa di successi, pur essendo sbocciato in una città come Chiavari. «Ci hanno detto che eravamo pazzi, ma oggi devono ricredersi»

CHIAVARI - Quando avevamo sentito Stefano Tamburini, un anno fa, all’indomani del lancio ufficiale di WyLab, avevamo ipotizzato che Chiavari avesse tutti i presupposti per diventare la Silicon Valley degli sviluppatori sportivi. «Perché no? Chiavari è una bellissima città. Tra un progetto a l’altro si può fare una pausa e andare a fare una passeggiata in spiaggia per schiarirsi le idee. E’ un ottimo ambiente per attrarre sviluppatori», aveva scherzato con noi Stefano. E del resto, le sue previsioni, si sono avverate. 700.000 euro l’investimento complessivo, 100 domande presentate da startup sportive alla prima Call for Ideas, 26 quelle ammesse al Pitch Day, 5 le startup finanziate, 100 gli ospiti in coworking, 100 le proposte presentate nell’ambito di «Chiavari Crea Impresa»: sono questi alcuni dei numeri che WyLab ha raccolto a un anno dalla nascita.

Dall’idea al successo
Nato dal modello vincete di Wyscout, diventato emblema nel mondo del calcio italiano e internazionale, WyLab ha fatto man bassa di successi, pur essendo sbocciato in una città come Chiavari, in Liguria, che - quanto a innovazione - lascia un po’ a desiderare. Del resto si tratta del primo acceleratore di questo genere in Italia, anche se compete con altri 7 incubatoi «Sport Tech» nel mondo, la maggior parte pubblici: «Qualcuno all’inizio ci ha preso per fuori di testa - ha detto Antonio Gozzi, ideatore di WyLab -. Noi però eravamo convinti di essere sulla strada giusta perché a livello sportivo il volume d’affari cresce ogni anno, ma i modelli gestionali tecnologici sono poveri e quindi il potenziale di lavoro è altissimo».

Obiettivi futuri
Ovviamente lo sguardo resta rivolto al futuro e a inizio aprile sarà lanciata la seconda Call For Ideas. «Abbiamo anche concluso l’iter per diventare l’unico incubatore certificato in Liguria che consentirebbe così alle startup di spendere i voucher nel nostro incubatore - ha continuato Gozzi -. Venivamo da anni in cui la Liguria finanziava se stessa, ovvero gli incubatori Filse neppure certificati: abbiamo spiegato al presidente regionale Giovanni Toti, e all’assessore Edoardo Rixi, che questa cosa non stava né in cielo né in terra; speriamo che si cambi questa situazione e si dia modo agli incubatori privati di poter partecipare, anche loro, all’indiretto finanziamento regionale». Uno sguardo poi resta volto anche al territorio con «Chiavari Crea Impresa», una call per startup di diversi settori, al fine di potenziare lo sviluppo di attività imprenditoriali in Liguria.

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Le startup finanziate da WyLab

Wesii ha ideato una tecnologia comprensiva di drone, sensori multispettrali e algoritmi di elaborazione, capace di valutare i manti erbosi di calcio e golf con l’obiettivo di una manutenzione più efficace e sostenibile. I sensori utilizzati consentono di misurare lo spettro della radiazione riflessa/emessa dal tappeto erboso ed ottenere informazioni generali sulle condizioni del campo non visibili ad occhio nudo, come il contenuto di umidità e la biomassa.

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