29 marzo 2024
Aggiornato 11:30
fare impresa

Da ingegnere a pizzaiolo, per una pizza a impatto zero

Lasciare il lavoro da ingegnere in un'azienda di successo per mettersi a fare la pizza. E' la storia di Alessandro Castrucci

MILANO - Lasciare un lavoro stabile in una grande azienda, con un sacco di garanzie, per mettersi a fare qualcosa di nuovo, che dipenda solo dalle nostre forze e dalle nostre energie. Storie di giovani che si inventano il mondo del lavoro. Un po’ come Alessandro Castrucci, ex ingegnere, che ha aperto una pizzeria e non l’ha fatto in una città qualunque, ma nella competitiva Milano, dove spuntarla, a volte, è ancora più difficile.

Lascio il lavoro e apro una pizzeria
Non una pizzeria come le altre, la sua. «L’idea mi è venuta perchè tutti mercoledì si mangiava pizza da asporto con gli amici - ci racconta Alessandro -. Era un nostro rito, magari mentre giocavamo una partita a calcetto o a biliardo. Il giorno dopo, tuttavia, molti amici si lamentavano del fatto che la pizza fosse rimasta sullo stomaco. Da qui nasce l’idea di fondare una pizzeria chiamata appunto Thursday Pizza a causa dell’effetto del giovedì». E così iniziano le analisi di mercato. L’obiettivo è fare una pizza di alta qualità ed è per questo che Alessandro inizia la ricerca dei migliori fornitori presenti in circolazione, che gli garantiscano ingredienti Dop e una farina integrale e a lunga lievitazione.

Digeribile e a impatto zero
La pizza di Alessandro, inoltre, è anche a impatto zero poiché il locale è alimentato da energie rinnovabili senza produzione di CO2 e parte dei profitti sono destinati ad associazioni che si occupano di riforestazione. Piatti e posate sono riciclabili poiché costruite con bioplastica. «Sicuramente una delle difficoltà più grandi è quella di far capire ai nostri clienti che se pagano la pizza di più e perchè ci sono dei motivi, giustificati dalla qualità dei prodotti e dal servizio che siamo in grado di dare io e il pizzaiolo - racconta Alessandro -. E poi l’avere tanti fornitori diversi, ognuno da gestire e, per di più, con strumenti arcaici e non digitalizzati». Il settore della ristorazione, salvo il comparto food delivery, infatti, è ancora ben lontano dalle logiche tecnologiche che si stanno riversando negli altri settori. «Il settore è ancora gestito in modo tradizionale perchè sono gli stessi clienti a non richiedere strumenti diversi e probabilmente si potrà passare a sistemi più digitalizzati, diversi dal semplice telefono, con il prossimo scambio generazionale». Per questo Alessandro, per le consegne, si è affidtao a servizi di food delivery come Foodora e Just Eat.

Fate sempre il business plan
Lasciare il proprio lavoro per seguire un sogno non è una cosa da tutti, ma soprattutto, c’è sempre da imparare. «Uno step che consiglio è quello di fare subito il business plan - dice Alessandro -. In questo modo è possibile rendersi conto in anticipo di alcune spese e arrivare preparati. E soprattutto permette di farsi delle domande e dare delle risposte ancor prima che i problemi si presentano, quando magari è già troppo tardi per risolverli in maniera ponderata».