MinecraftEDU, nelle scuole italiane con i videogiochi
Il progetto MinecraftEDU permette agli studenti di apprendere la matematica, il coding, la gestione dei dati, ma anche la storia. E' stato lanciato da Microsoft e punta a rivoluzionare la formazione nelle scuole italiane e non solo
ROMA - Quando il gioco diventa un insegnamento. E’ il caso di Minecraft, un videogioco per pc e mobile, che permette di realizzare online paesaggi e costruzioni, giocando a creare sempre scenari nuovi. Acquistato da Microsoft per 2,5 miliardi di dollari ora il colosso punta all’educazione scolastica con MinecraftEDU, un progetto rivolto agli insegnanti che vogliono usare Minecraft come strumento didattico.
Perché usare Minecraft nelle scuole
Non solo perché è un videogame che fa giocare 100 milioni di persone al mondo. L’utilizzo del videogioco nelle scuole ha una valenza di formazione, soprattutto in Italia, dove la digitalizzazione scolastica è ancora ai tempi della preistoria. Così, un videogioco come Minecraft può diventare uno strumento utilissimo per imparare la matematica, il coding, la gestione dei dati, ma anche la storia. L’utente potrà infatti conoscere, pixel dopo pixel, la storia di antiche civiltà, ricostruendone gli scenari; potrà esplorare concetti matematici, come le aree, i perimetri e i volumi posizionando ed utilizzando i cubetti virtuali.
La scuola deve formare competenze digitali
Il Miur, lanciando il Piano nazionale per la scuola digitale, ha firmato un protocollo d’intesa con Microsoft che ha studiato servizi e nuove tecnologie da offrire alle scuole italiane per aiutare non solo gli studenti, ma anche i docenti. Perché per fare una rivoluzione bisogna partire dalla cima e lo scenario italiano è piuttosto raccapricciante in questo senso. Secondo i dati del ministero dell’Istruzione, in Italia ci sono 65.650 laboratori, di cui meno della metà (43,6%) dispone di una lavagna multimediale (Lim) e l’82,5 % è collegato a internet. Mentre solo nel 41,9% delle aule c’è una Lim e il 70% è collegato ad internet. Uno scenario che lascia alquanto a desiderare, soprattutto in relazione a quella che è la formazione delle competenze digitali. La richiesta di queste figure professionali è già molto importante nel nostro Paese e lo sarà sempre di più nel futuro. In quest’ottica la scuola deve fornire una risposta e un bagaglio di competenze adeguate, sin dall’inizio, dalla scuola primaria. Per fare in modo che anche gli italiani siano competitivi in quello che sarà lo scenario di lavori futuri, in crescita già oggi.