Come il digitale ha cambiato il modo di leggere
A pochi giorni dal Salone del Libro di Torino, una riflessione su come il digitale può aiutarci a ritornare ad essere un popolo che legge

TORINO - Secondo i dati Istat degli ultimi 3 mesi del 2015 sono circa 5 milioni i lettori di ebook in Italia, cioè l’8,2% della popolazione complessiva e il 14,1% delle persone che hanno navigato in Internet nello stesso periodo. Di certo c’è che non possiamo vantarci di essere il popolo che legge di più al mondo - siamo praticamente il fanalino di coda - ma è altrettanto vero che il digitale qualche passo in avanti ce l’ha fatto fare. A pochi giorni dall’inizio del Salone Interazionale del Libro di Torino ci siamo chiesti come il digitale sta di fatto cambiando il mondo dell’editoria e l’abbiamo fatto insieme ad Anna Maria Tammaro, una delle massime esperte di Biblioteche Digitali, Chair della Sezione IFLA Library Theory ed ex Chair della Sezione Education and Training (2007-2011).
Come il digitale cambia la lettura
«Il digitale ha cambiato completamente il nostro modo di concepire la lettura - ci racconta Anna Maria Tammaro - principalmente perché si è passati da una lettura passiva e individuale a una lettura attiva, condivisa e sociale». E questo perché attraverso gli ebook ipertestuali si è creata la possibilità di condividere i testi, leggerli insieme ad altri, aggiungere link o fare dei commenti. Il testo, improvvisamente, si costruisce non più a due mani, ma quattro, sei e via discorrendo. Un concetto che, secondo Anna Maria, risulta molto importante soprattutto per la formazione. «Il digitale ha aperto la strada alla creatività, a forme di editoria condivisa e collaborativa. Queste attività, in ambito scolastico, possono fare molto per l’apprendimento e la formazione dello studente, ad esempio». Quindi non si tratta solo di tecnologia, di strumenti innovativi che ci permettono di leggere con facilità a basso prezzo. Stiamo assistendo a una vera e propria innovazione sociale che cambia anche il modo di apprendimento delle informazioni, che passa per la creatività degli startupper e dalla loro voglia di affrontare una nuova realtà delle cose. «L’aspetto negativo del digitale è rappresentato dalla superficialità - dice Anna Maria - Pensiamo di sapere tutto, che basta digitare una parola chiave per avere un’informazione. Ma non è tutto qui». Anna Maria sarà al Salone del Libro di Torino domenica 15 maggio nell'area «Book to The Future» per parlare insieme - in una tavola rotonda - del peso e del significato delle biblioteche digitali.
Il libro cartaceo scomparirà?
E poi c’è tutto il discorso su come l’editoria digitale stia surclassando quella cartacea. Ma è davvero così? Il libro cartaceo sarà una di quelle cose che dovremmo annoverare nei ricordi o che potremo portarci dietro anche in futuro? «Ritengo che negli ultimi anni l’Italia si sia impantanata in una lotta ideologica inesistente tra chi pensava che fosse meglio innovare e prediligere il digitale e chi, invece, restava saldo al cartaceo - ci racconta ancora Anna Maria -. Ritengo invece che i due modi di leggere possano essere sinergici, anzi, che il digitale in qualche modo possa anche aiutare ad apprezzare di più il cartaceo. Se non saremmo in grado di superare questa barriera ci perderemmo un sacco di opportunità».
Per il digitale serve formazione
A conti fatti il digitale potrebbe riportare la nostra generazione ad apprezzare il piacere della lettura, specie di quella informativa. E i dati lo confermano. Sì perché secondo l’azienda canadese produttrice di lettori Kobo, il lettore di ebook acquista almeno 5 ebook al mese, contro i 16 libri cartacei acquistati in un anno. Un chiaro segno che anche l’editoria ha ormai subito l’ondata irrefrenabile della digitalizzazione. In tutto questo marasma di informazioni, però, ci vuole una formazione adeguata: «Per creare e lavorare sulle biblioteche digitali - conclude Anna Maria - ci vuole una formazione specializzata. E soprattutto, bisogna investire sulla propria creatività e sulla propria passione. Forse le uniche vere molle che spingono il mondo in avanti».
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