20 aprile 2024
Aggiornato 02:30
quando la tecnologia aiuta

Alcol, l'app D-Arianna riduce rischio binge drinking tra i giovani

Sviluppata da Univ. Milano-Bicocca per prevenire le forti bevute

Foto: Shutterstock

MILANO - Dal 37 al 18 per cento. Di tanto si è ridotto il rischio di binge drinking - ovvero l'assunzione di elevate quantità di alcol in brevi periodi di tempo - grazie all'uso di D-Arianna, l'applicazione per smartphone realizzata dai ricercatori del dipartimento di Medicina e chirurgia dell'Università di Milano-Bicocca. L'app è stata sviluppata nell'ambito di una ricerca condotta da Giuseppe Carrà e Massimo Clerici, rispettivamente ricercatore e professore associato di psichiatria nell'ateneo milanese, insieme con Paul E. Bebbington, professore emerito della stessa disciplina dello University college di Londra. I risultati della sperimentazione dell'applicativo - scaricabile gratuitamente da Google Play e Apple Store e inserito nella National health apps library del Regno Unito - sono stati pubblicati sulla rivista "Journal of adolescent health".

Cos’è il binge drinking
Il binge drinking è definito come l'assunzione consecutiva di più di cinque bevande alcoliche per gli uomini e quattro per le donne. D-Arianna consente di stimare il relativo rischio grazie a una serie di domande sulle abitudini di consumo di alcol e sostanze stupefacenti e non solo. Di fatto l’app attraverso alcune domande, indaga l’esposizione dell’utente ad alcuni fattori di rischio specifici. Le risposte fornite vengono rielaborate secondo un algoritmo, che consente di ottenere una stima complessiva del rischio individuale di agire questo comportamento. La ricerca ha riguardato 507 giovani tra i 18 e i 24 anni, 264 donne e 243 uomini, reclutati in prossimità di pub, discoteche e aree concertistiche dell'area metropolitana di Milano. Dodici intervistatori, formati per dieci giorni, di età vicina a quella del campione, hanno intervistato i giovani nei luoghi più caratteristici della movida milanese, dove la concentrazione di locali notturni è particolarmente elevata. Tra le domande proposte dall'app, il rapporto con alcol, fumo e droghe a livello personale e nella propria cerchia di amici, l'età in cui si è iniziato a fare uso di alcol e altre sostanze, il successo negli studi, l'attività lavorativa svolta, il background familiare e sociale, le convinzioni riguardo agli effetti, anche sociali, prodotti dall'uso dell'alcol.

L’app D-Arianna riduce il rischio di binge drinking
Sulla base delle risposte, combinando i pesi relativi dei fattori correlati al binge drinking, derivanti dalla meta-analisi, attraverso un'equazione di stima del rischio, si è ottenuto un unico punteggio complessivo e sono stati individuati tre livelli di rischio: basso (0-43%), moderato (43.1-82%), alto (82.1-100%). Dopo due settimane il test è stato ripetuto ed eseguendo lo stesso calcolo è emerso che il fenomeno del binge drinking tra i partecipanti si è più che dimezzato, passando appunto dal 37 al 18 per cento. "La combinazione tra il rigore metodologico della ricerca sulla prevenzione dei fattori di rischio - dicono Carrà e Clerici - con la tecnologia si è dimostrata efficace e interessante per la popolazione giovanile, che ha molta dimestichezza con gli smartphone".

L'applicazione è stata sviluppata dalla software house Eikondata in due versioni, rispettivamente in lingua italiana (Android, iPhone) e inglese (Adroid, iPhone), ed è rivolta principalmente ai giovani coinvolti o potenzialmente coinvolti nel fenomeno del binge drinking, come ad esempio i frequentatori più assidui di discoteche e luoghi di ritrovo. La ricerca è stata finanziata dalla Fondazione della comunità Monza e Brianza onlus, sostenuta dalla Fondazione Cariplo.