28 agosto 2025
Aggiornato 10:00
La difesa del Deputato della Lega

Internet: Fava, mai chiesto la disconnessione dei provider

Chi critica non ha letto la norma e difende interessi economici. L'emendamento obbliga a tener conto delle segnalazioni che riceve, assumendosene la responsabilità se decide di non tenerne conto

ROMA - «Il cosiddetto emendamento Fava in nessun modo impone la disconnessione del provider, ma soltanto lo obbliga a tener conto delle segnalazioni che riceve, assumendosene la responsabilità se decide, in piena autonomia, di non tenerne conto, esattamente come prevede espressamente la Direttiva. Se il provider, una volta informato, non fa niente, allora il titolare dei diritti violati può agire in giudizio anche contro di lui, oltre che contro l'autore materiale della violazione». Lo spiega Gianni Fava, deputato della Lega, in una nota in cui difende il suo emendamento alla legge comunitaria finito nel mirino di una battaglia bipartisan contro quello che viene definito un bavaglio a internet.

In nessun caso può essere ordinata la disconnessione del provider - «Perciò - prosegue - è sempre un giudice che deve decidere chi ha ragione e chi ha torto; e i provvedimenti che può dare sono solo l'inibitoria, cioè l'ordine di far cessare l'illecito e di prevenirne la ripetizione, e il risarcimento del danno. Mai in nessun caso, lo ripeto, può essere ordinata la disconnessione del provider!!! Dunque questa è una norma esemplare perché fa l'opposto di quello che molti detrattori interessati e non liberi dicono: la norma cerca infatti di delineare un punto di equilibrio tra le esigenze di proteggere i diritti e quella di lasciare alla rete la massima libertà, che non è minimamente in discussione: è una norma molto più liberale di quelle inglesi e francesi già in vigore e non ha niente a che vedere con quella americana recentemente bocciata».
«Infatti - conclude Fava - chi attacca questa norma non è andato affatto a vederne il testo, ma si è creato un fantoccio polemico che a questa norma è completamente estraneo, ma che è molto più facile da attaccare. E poi diciamolo chiaro: dietro queste proteste ci sono gli interessi economici dei grandi e potenti fornitori dei servizi di rete, che non vogliono ridurre i loro profitti fatti fornendo questi servizi anche a chi viola la legge. La norma è a difesa dei prodotti italiani e della credibilità del nostro sistema».