29 aprile 2024
Aggiornato 10:30
Sull’asse Irst-Usa

Scoperto modello biologico per definire la prognosi della leucemia linfatica cronica

Il lavoro, che vede fra i primi autori il dott. Muller Fabbri, è stato pubblicato dal prestigioso giornale Jama

Nuovo passo avanti nella lotta alla leucemia linfatica cronica, grazie alla definizione di un nuovo e unico modello biologico in grado di correlare micro-RNA, patogenesi e prognosi della malattia. La fondamentale scoperta è merito della collaborazione tra i gruppi di ricerca di due università americane, l’Ohio State University di Columbus (Ohio) e l’MD Anderson di Huston (Texas) e dell’IRST di Meldola, coordinati dal dott. Muller Fabbri. I risultati dello studio sono stati recentemente resi pubblici in un articolo edito dal prestigioso giornale Jama. Tra gli autori, spicca come primo nome proprio il dott. Fabbri, insignito, nel 2009, del prestigioso «Kimmel Scholar Award» come miglior giovane ricercatore degli Stati Uniti per i suoi studi sui micro-RNA.

E’ ormai noto che nella Leucemia Linfatica Cronica, la più frequente nel mondo occidentale, alcune modificazioni genetiche, ovvero le delezioni di parti di alcuni cromosomi, e la bassa o alta espressione di un marcatore specifico, danno una prognosi migliore o peggiore al paziente affetto dalla malattia. Fino ad oggi, però, non si aveva alcuna idea del perché. Il lavoro dei ricercatori coordinati dal dott. Fabbri dà una risposta a tale interrogativo, mettendo a fuoco la correlazione tra miRNA, patogenesi e prognosi della Leucemia Linfatica Cronica a Cellule B (B-LLC).
Nel nostro organismo troviamo molte molecole diverse, ognuna con un compito specifico. Solo recentemente sono stati scoperti i microRNA (miRNA), piccole molecole di RNA che si comportano da regolatori del normale RNA responsabile della trascrizione del DNA in proteine. Il ruolo dei miRNA è attualmente oggetto di intenso studio da parte del Laboratorio di Bioscenze dell’IRST di Meldola, dal momento che l’abnorme produzione di queste piccole molecole è coinvolta in diverse malattie tra cui i tumori.
E’ il caso, ad esempio, della Leucemia Linfatica Cronica a Cellule B (B-LLC). I linfociti-B hanno un ruolo fondamentale di difesa nel nostro organismo, in quanto chiamati a reagire in modo specifico nei confronti di qualsiasi agente estraneo (o antigene). Quando subiscono una trasformazione neoplastica, però, entrano in una fase di attivazione frustrata, nella quale da una parte non riescono a procedere oltre, dall’altra non sono quasi più in grado di morire, poichè, in virtù di tale trasformazione, risultano preservati dalla cosiddetta «morte cellulare programmata».

I danni di queste cellule sono principalmente dovuti ad alcuni riarrangiamenti dei cromosomi - in sostanza pezzi di cromosomi di un tipo si legano a pezzi di un altro, ed altri cromosomi invece risultano avere dei pezzi mancanti – che vanno ad alterare la funzione delle cellule stesse. Il dott. Fabbri e i suoi collaboratori hanno indagato tali meccanismi, dimostrando, grazie alla definizione di un nuovo e unico modello biologico, che le modificazioni genetiche e la prognosi del paziente sono direttamente collegate attraverso un percorso, regolato a livello molecolare, che coinvolge miRNA, il gene p53 e il marcatore ZAP70. Tale modello è stato testato direttamente su linfociti-B vivi di malati affetti da Leucemia Linfatica Cronica seguiti all’IRST, osservando che funziona realmente. Se si è giunti a tale importante risultato, dunque, è grazie alla scelta, effettuata dall’istituto di Meldola, di puntare sulla ricerca traslazionale e sull’inestricabile legame fra quest’ultima, l’assistenza e la cura dei pazienti.