4 maggio 2024
Aggiornato 05:00
Il giudice di Milano

Google condannato: «internet non è una prateria sconfinata»

Le motivazioni della sentenza di condanna di tre dirigenti del motore di ricerca: «Carente e inefficace informativa su privacy»

MILANO - «Non esiste la sconfinata prateria di Internet dove tutto è permesso e niente può essere vietato, pena la scomunica mondiale del popolo del web. Esistono invece leggi che codificano comportamenti che creano degli obblighi che ove non rispettati conducono al riconoscimento di una penale responsabilità». Lo scrive il giudice milanese Oscar Magi per motivare la condanna di tre dirigenti di Google per violazione della privacy in riferimento all'immissione in rete di un video dove uno studente autistico in una scuola di Torino nel maggio del 2006 veniva vessato da altri ragazzi. Purtroppo quel video fu uno dei più cliccati della rete. I tre dirigenti di Google e un quarto collega furono invece assolti dall'accusa di diffamazione.

«INFORMATIVA SULLA PRIVACY»- Nelle motivazioni della sentenza di condanna dei tre dirigenti Google, il giudice Magi specifica inoltre che l'informativa sulla privacy «visualizzabile per l'utente dalla pagina iniziale del servizio Google Video» era «talmente nascosta nelle condizioni generali di contratto da risultare assolutamente inefficace per i fini previsti dalla legge». Non solo. Magi scrive anche che il reato di violazione della privacy non è stato commesso solo in Italia ma anche negli Stati Uniti. Un frame del video incriminato «In particolare - si legge nelle motivazioni della sentenza - deve ritenersi che il reato in questione sia stato commesso sicuramente anche all'estero. Non vi è dubbio che perlomeno parte del trattamento dei dati immessi a Torino sia avvenuto fuori dall'Italia in particolare negli Usa, luogo dove hanno indubitabilmente sede i server (cioè le macchine che trattano e immagazzinano i dati) di proprietà di Google Inc».