19 aprile 2024
Aggiornato 07:00

Tumori: dalle nanobiotecnologie efficaci soluzioni terapeutiche

Per combattere la farmacoresistenza delle cellule tumorali

Le cellule tumorali, così come i batteri, possono sviluppare resistenza alle terapie farmacologiche. Di fatto, le evidenze scientifiche suggeriscono che le cellule resistenti a diversi trattamenti, ed in particolare alla chemioterapia, sono responsabili delle recidive. Un nuovo e promettente approccio al problema della farmacoresistenza si basa sulla miscela di due differenti agenti antitumorali combinati in una struttura nanometrica, che può risultare letale per le cellule tumorali resistenti ai farmaci.

La ricerca, pubblicata su Molecular Pharmaceutics, è stata condotta dal gruppo guidato da Mansoor Amiji, principal investigator del National Cancer Institute della Northeastern University. Il gruppo ha realizzato una nanoemulsione di paclitaxel - agente chemioterapico usato per il trattamento di alcune forme tumorali - e curcumin, composto derivante dalla spezia Turmeric (Curcuma longa) che ha mostrato capacità di inibire diversi processi tumorali. I ricercatori hanno preparato la nanoformulazione miscelando le due sostanze a olio di semi di lino, alla lecitina emulsionante, proveniente dall’uovo, e al polimero biocompatibile polietilene glicole. E’ stato poi aggiunto un clorante fluorescente, per permettere di seguire il percorso della formulazione. L’ultrasonificazione per 10 minuti ha quindi prodotto delle goccioline nanoscopiche stabili, che sono state prontamente incorporate da cellule tumorali in coltura. Inoltre la nanoformulazione ha dimostrato una significativa attività antitumorale, superiore a quella delle due sostanze somministrare sia insieme che separatamente, particolarmente nelle cellule resistenti a più trattamenti.

Indagini biochimiche hanno mostrato che il componente curcumin ha inibito la P-glicoproteina, che le cellule tumorali impiegano per proteggersi dagli agenti antitumorali attraverso la loro escrezione. Inoltre entrambe le sostanze hanno mostrato capacità di scatenare l’apoptosi nelle cellule trattate.