18 aprile 2024
Aggiornato 15:30

Riconoscimento per inventori in lotta contro le malattie

La lotta contro la leucemia e la malaria - due delle più virulenti malattie a livello mondiale - è stata premiata con due dei quattro riconoscimenti previsti alla premiazione dell'Inventore europeo dell'anno.

Il chimico medico dott. Jürg Zimmermann insieme all'oncologo statunitense dott. Brian Druker si sono aggiudicati il premio della categoria «Industria» per aver inventato il farmaco Glivec. Con il Glivec si ottiene un tasso di remissione del 98% nei pazienti affetti da leucemia mielogena cronica (CML) - una forma rara di leucemia che ogni anno colpisce circa 10.000 persone.

La CML un tempo era considerata una delle peggiori forme di cancro. L'unico trattamento era il trapianto di midollo osseo e la chemioterapia, entrambi estremamente dolorosi e con molti effetti collaterali, dal momento che queste terapie colpiscono sia le cellule cancerose che quelle sane. Il Glivec rappresenta una svolta nella terapia del cancro perché colpisce soltanto le cellule malate.

Dice il dott. Zimmermann riguardo al farmaco: «Esistono varie forme di leucemia e il Glivec viene usato soltanto per la CML. Si tratta di un fatto estremamente importante. Credo che sia il nuovo modo in cui si affronterà la medicina in futuro. Compiendo una diagnosi molto specifica, il tasso di successo del Glivec supera il 95%. In passato la diagnosi era meno specifica e la chemioterapia non selettiva - venivano attaccate tutte le cellule.»

Alla fine degli anni ottanta il dott. Zimmermann e il dott. Druker iniziarono la ricerca di una cura per la CML, dopo che ricercatori statunitensi avevano scoperto che il 95% dei pazienti affetti da CML avevano un cromosoma stranamente corto. Ciò conduce ad un scambio nel DNA che crea una proteina di segnalazione difettosa chiamata BCR-ABL. I ricercatori si misero allora alla ricerca degli inibitori della BCR-ABL.

«Durante la replicazione del DNA, una parte del cromosoma A scambia posizione con il cromosoma B,» ha detto il dott. Zimmermann a CORDIS Notiziario. Non sappiamo perché ciò avvenga; in alcuni casi potrebbe essere dovuto a fattori ambientali, ma in altri si tratta probabilmente di sfortuna. Nell'organismo gli errori avvengono continuamente, ma di solito vengono corretti. Nel caso della cellula cancerosa l'errore non viene individuato.»

Per i pazienti l'assenza di effetti collaterali è un notevole vantaggio perché possono evitare estenuanti e dolorose sedute di chemioterapia. Come fa notare il dott. Zimmermann: «Una delle maggiori attrattive del Glivec per i medici è la sua eccezionale tollerabilità. Spesso i pazienti non lo percepiscono affatto. Le persone di solito soffrono terribilmente a causa della chemioterapia, ma quando abbiamo condotto i primi trial clinici con il Glivec, i pazienti chiedevano: 'Mi ha dato un farmaco placebo?'. Alcuni medici hanno subito detto che non poteva trattarsi di un farmaco contro il cancro e che non avrebbe funzionato.»

Eppure il Glivec ha funzionato. I leucociti nei pazienti sono diminuiti notevolmente, gli effetti collaterali erano pressoché inesistenti e il Glivec è ora il primo trattamento usato per i pazienti affetti da CML.

«Abbiamo lavorato secondo un principio molto semplice,» ha spiegato il dott. Zimmermann. «Abbiamo esaminato la differenza tra cellule sane e cellule cancerose, e cercato di capire cosa distingueva le cellule cancerose da quelle sane. Questo era il nostro obiettivo.»

Un'altra malattia terribile, che sta destando proccupazioni in Africa, è la malaria. Trasmessa dalle zanzare, la malaria infetta gli esseri umani da cinquantamila anni. Attualmente uccide tra i tre e i cinque milioni di persone l'anno, soprattutto nell'area subsahariana.

Il professor Yiqing Zhou dell'Istituto di microbiologia e epidemiologia di Pechino (Cina), che è stato insignito del premio per l'Inventore europeo dell'anno nella categoria «Paesi non europei», ha creato un nuovo farmaco per combattere la malaria che è la combinazione di un antico rimedio cinese e un agente antimalarico moderno.

Nel corso dei secoli sono stati usati molti rimedi a base di erbe e terapie farmacologiche per combattere la malaria, ma il parassita della malaria è tenace e ha più volte sviluppato una resistenza ai diversi trattamenti.

Il professor Zhou ha attinto alla medicina cinese tradizionale e ha combinato l'Artemisia annua, che è stata usata nel trattamento della malaria per millenni prima che facessero la loro comparsa i farmaci moderni, con un farmaco antimalarico già dimostratosi efficace - il benflumentol - per creare un farmaco che ora viene commercializzato con il nome Coartem.

Combattere la malaria è una crociata personale per il professor Zhou - ne è stato colpito egli stesso e ha visto decimare intere popolazioni in Cina, tra cui anche i militari. Ha detto del nuovo farmaco combinato: «La medicina cinese rappresenta la mano destra e la medicina occidentale quella sinistra - insieme radoppiano la forza del rimedio.»

Silvio Gabriel di Novartis, che commercializza il Coartem, ha dichiarato: «Occorre un bravo inventore come il professore e il suo team per combinare un'erba tradizionalmente usata [...] con un farmaco occidentale con vantaggi antiparassitari.»

«Finora non abbiamo notato delle resistenze, ma questa possibilità esiste ed è quindi molto importante continuare ad usare altri metodi come le zanzariere e gli spray.»

Il Coartem è un trattamento semplice che consiste di 12 pillole, di cui ne vanno assunte 4 al giorno per 3 giorni consecutivi. Nei paesi africani sta ottenendo dei risultati straordinari. In Ruanda il tasso di decesso a causa della malaria si è ridotto del 60%, mentre in Etiopia la mortalità infantile è diminuita del 50%. Nello Zambia i casi di malaria si sono ridotti dell'80% e i decessi del 90%.

Finora sono stati eseguiti più di 235 milioni di trattamenti con il Coartem, salvando presumibilmente 600.000 vite. Silvio Gabriel ha detto: «I risultati sono straordinari. In alcune aree, come la Tanzania, non siamo più in grado di svolgere prove cliniche perché non riusciamo più a trovare un numero sufficiente di pazienti.«