AUSL FO Le nuove frontiere della Medicina trasfusionale
Biotecnologie e lotta alle malattie rare: l’attività dell’U.O. di Medicina Trasfusionale dell’Ausl di Forlì
FORLI' - L’U.O. di Medicina Trasfusionale dell’Ausl di Forlì, diretta dal dottor Giuseppe Migliori, è in prima linea sul fronte delle più avanzate procedure mediche oggi esistenti. Il centro forlivese è infatti impegnato sia nel campo delle cellule staminali sia in quello delle cellule dendritiche, senza contare la lotta a malattie rare quali l’ipercolestemia omozigote. Imponenti anche i numeri dell’unità, che nel 2008 ha registrato, fra ambulatori e Day-Hospital 3mila accessi, con una proiezione per il 2009 di arrivare a quota 4.500.
Non a caso la struttura, inserita nel Dipartimento dei Servizi dell’Ausl di Forlì, diretto dal dottor Mauro Bertocco, è il primo centro trasfusionale della Romagna ad aver completato la procedura di accreditamento.
«In regime di Day Hospital ci occupiamo della raccolta di cellule staminali autologhe attraverso aferesi, tecnica particolare di prelievo con la quale è possibile sottrarre le cellule staminali dal circolo periferico, senza sottoporsi quindi all’espianto midollare classico, sicuramente più invasivo – illustra il dottor Giuseppe Migliori – noi le preleviamo e le congeliamo per destinarle all’Irst, dove si esegue il trapianto di midollo». Sempre con aferesi, viene poi effettuata la raccolta di cellule mononucleate per la generazione di cellule dendritiche in vitro. «Gli utilizzatori sono i colleghi dell’Irst – prosegue il dottor Migliori - con i quali collaboriamo in questa terapia finalizzata ad allestire vaccini terapeuticamente utili nei melanomi metastatici e nel tumore del rene. Abbiamo molti pazienti che provengono da altre Ausl».
Nel campo delle cellule staminali, l’unità è centro di criopreservazione delle staminali da cordone ombelicale donato dalle mamme che partoriscono a Forlì, Rimini, e Cesena. «Ci occupiamo del congelamento delle cellule staminali dei cordoni ombelicali di chi ne fa dono – illustra il dottor Migliori – esiste una banca dati in rete cui sono legati i vari centri: tali cellule possono essere impiegate per la cura delle stesse patologie trattate col trapianto del midollo».
Un fiore all’occhiello dell’U.O. di Medicina Trasfusionale sono poi le terapie per alcune malattie metaboliche quale l’ipercolesterolemiamia omozigote. «E’ una malattia rara, con un’incidenza di uno su un milione – commenta il direttore – le conseguenze, tuttavia, sono importanti: il paziente che ne è affetto arriva a livelli di colesterolo tali da mettere a grave rischio il sistema cardiocircolatorio già in giovane età. Al momento, stiamo trattando un paziente pediatrico».
Infine, l’unità effettua i prelievi a chi desidera iscriversi al registro di donazione del midollo. «Gestiamo anche le prenotazioni e i richiami – spiega il dottor Migliori – gli esami, invece, vengono eseguiti al Sant’Orsola di Bologna, dove si trova il centro specializzato».
A livello ambulatoriale, l’U.O. di Medicina Trasfusionale si occupa poi di salassi terapeutici, infusioni di ferro e raccolta sangue per autotrasfusioni in vista di interventi chirurgici. «Uno dei nostri principali compiti – sottolinea il direttore – è preparare le trasfusioni per tutte le strutture che gravitano nel territorio dell’Ausl di Forlì: ospedali di Forlì, Forlimpopoli, e Santa Sofia, nonché le case di cura di Villa Serena e Villa Igea. In particolare, effettuiamo i test pretrasfusionali per rendere la sacca idonea alla trasfusione» Chiaramente, un ambito di particolare rilevanza è quello delle donazioni. Proprio recentemente, l’U.O. di Medicina Trasfusionale ha varato un nuovo protocollo per facilare gli aspiranti donatori. «Sino ad ora, questi ultimi dovevano prima presentare domanda, compilando un questionario, quindi effettuare gli esami – ricorda il direttore – nel frattempo, potevano passare anche due mesi. Ora, invece, dopo aver fatto domanda, è possibile sottoporsi immediatamente alle analisi del sangue e all’elettrocardiogramma. Poi, se i risultati sono a norma, si può tornare per le visite mediche e la donazione». La revisione della procedura è stata dettata dalla necessità di aumentare il numero di donatori, facendo breccia soprattutto fra i più giovani. «Al momento, l’Ausl di Forlì, dal punto di vista del sangue, è autosufficiente – illustra il direttore – ogni anno registriamo circa 8mila donazioni, di cui 6.700 di sangue e il resto di plasma. I donatori, però, sono 2.700: il nostro intento è diminuire le donazioni per persona accrescendo il numero di donatori. Puntiamo a superare quota 3mila». Un notevole impegno, in questo senso, lo sta profondendo anche l’Avis. «Fortunatamente possiamo contare su un’associazione valida e attiva, che si dà molto da fare – commenta il dottor Migliori – specie nelle scuole, con campagne di sensibilizzazione fra i ragazzi delle medie e quelli al quinto anno degli istituti superiori. Una delle priorità, , infatti, è il ricambio generazionale».