19 aprile 2024
Aggiornato 00:30
L’impiego di farmaci anti-angiogenetici rappresenta una modalità di elezione per combattere il cancro

Dalle nanobiotecnologie nuovo inibitore dell’angiogenesi, contro i tumori epatici

Ha mostrato la capacità di inibire la crescita del tumore del fegato, e di prevenirne le metastasi

L’impiego di farmaci anti-angiogenetici rappresenta una modalità di elezione per combattere il cancro. Un limite all’impiego è però rappresentato dalla modalità di somministrazione per via intravenosa. Il gruppo di ricerca guidato da Ofra Benny, dell’Harvard Medical School di Boston (Massachusetts, USA), ha studiato gli effetti dell’impiego di una piccola molecola a somministrazione orale, dotata di attività anti-angiogenetica ad ampio spettro che, sperimentata nel topo, ha mostrato la capacità di inibire la crescita del tumore del fegato, e di prevenirne le metastasi.

Per superare il limite rappresentato dalla limitata biodisponibilità della formulazione orale degli anti-angiogenetici, che richiedono spesso anche una frequente somministrazione per via parenterale, il gruppo di ricerca americano ha sperimentato una nuova formulazione di TNP-470, denominata Lodamin, coniugata con l’acido monometossi-polietilene glicole-polilattico a formare micelle nanopolimeriche in grado di migliorare la biodisponibilità del principio attivo. Questa combinazione si è mostrata capace di essere assorbita dall’intestino e di accumularsi selettivamente nel tumore, inibendone la crescita senza causare deterioramento a livello neurologico nei topi. Si aprono così prospettive importanti per il trattamento dei tumori epatici e la prevenzione di metastasi.