Iraq, l'ora cruciale per Ramadi: la battaglia con l'Isis si fa dura
La battaglia per la liberazione della città irachena di Ramadi dai jihadisti dello Stato Islamico (Isis) si preannuncia particolarmente dura
RAMADI - La battaglia per la liberazione della città irachena di Ramadi dai jihadisti dello Stato Islamico (Isis) «sarà dura». Lo dice alla tv al Jazeera, un portavoce della Coalizione internazionale a guida Usa, secondo il quale «la natura demografica della città» e «le trappole» tese dagli uomini del Califfato ritarderanno la riconquista del capoluogo della provincia sunnita al Anbar.
Un compito arduo
Cecchini e kamikaze infatti stanno rendendo arduo il compito delle forze speciali dell'esercito che, pur subendo perdite in uomini e mezzi, comunque sono riuscite a penetrare nel centro della città. «E' difficile stimare il lasso di tempo necessario per la liberazione della città, ma non sarà breve», ha detto all'emittente panaraba Steve Warren, portavoce della Coalizione internazionale anti-Isis, secondo il quale «l'organizzazione (Isis) è stata in città per molti mesi e questo ha permesso di seminare ordigni ed altre trappole che ostacolano l'avanzata della forze irachene».
Obiettivo fondamentale
Intanto, «le truppe anti-terrorismo sono ora in procinto di entrare nella zona di Hoz (centro) in cui si trova il complesso governativo», come ha detto alla France Presse un generale di brigata dell'esercito di Baghdad. La riconquista del complesso di edifici segnerebbe un passo fondamentale per il pieno controllo di Ramadi, la cui liberazione, secondo le previsioni di Baghdad, dovrebbe avvenire «in tre giorni».
Cautela
A dispetto delle dichiarazioni ottimistiche, le forze governative, supportati dal cielo da una trentina di raid aerei della coalizione, sono costrette a muoversi con cautela attraverso una città devastata, le cui strade deserte sono piene di macerie e schegge. I combattenti dell'Isis, una volta ritiratisi, come hanno fatto in altre occasioni, sono soliti lasciare potenti ordigni esplosivi nelle posizioni abbandonate prima di dileguarsi attraverso una fitta rete di gallerie sotterranee. In compenso, le forze irachene, sembrano meglio attrezzati contro cecchini, kamikaze e ordigni: a differenza di altre battaglie, questa volta si muovono dentro tank blindati e carri armati e solo di rado escono allo scoperto.
Destino segnato
Il destino della città sembra segnato. Anche se lentamente, i governativi stanno avanzando nei quartieri residenziali. Sulla loro strada - affermano - stanno trovando «enormi quantità di munizioni ed esplosivi, tra cui razzi fatti con bombole di gas», come hanno detto alla France Presse fonti irachene che stimano in «non più di 300 i combattenti» dell'Isis rimasti nel centro della città, prima dell'offensiva. «La caduta di Ramadi è inevitabile, la fine sta arrivando, ma sarà una battaglia dura», ha detto ai giornalisti il colonnello Steve Warren. La riconquista del capoluogo isolerebbe ulteriormente Falluja ancora controllata dall'Isis. La presa di Falluja, che si trova a metà strada tra Ramadi e Baghdad, minerebbe seriamente i piani di espansione dell'auto-proclamato Califfato di Abu Bakr al Baghdadi.
Il momento cruciale
La battaglia per cacciare i combattenti dello Stato Islamico dal centro di Ramadi, in Iraq, è entrata nel secondo giorno, mentre le forze speciali irachene combattono i ribelli strada per strada. Sono ore cruciali, che vedono le autorità professare ottimismo sulla possibilità di riconquistare la città entro la fine della settimana. Ma un portavoce della coalizione sotto comando statunitense - riporta il sito internet della Bbc - si è mostrato più prudente, sostenendo che si profila un'aspra battaglia. Le forze irachene stanno convergendo verso il principale complesso governativo e si sono già imbattute in cecchini e kamikaze. Ramadi cadde in mano all'Isis a maggio, una sconfitta umiliante per l'esercito iracheno. Il portavoce della coalizione sotto comando statunitense, colonnello Steve Warren, ha parlato di almeno 350 combattenti dell'Isis ancora a Ramadi, oltre a decine di migliaia di civili. Notizie non confermate hanno denunciato che i miliziani dell'Isis stanno 'rastrellando' le persone più deboli, per usarle probabilmente come scudi umani.
(Con fonte Askanews)
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