24 aprile 2024
Aggiornato 14:30
Diritti Umani

Ai Weiwei: «Pechino, una capitale kafkiana»

Duro attacco del dissidente su Newsweek: «E' una città violenta» nella quale la vita può portarvi «a diventare pazzo»

PECHINO - Pechino è una capitale kafkiana, un «incubo permanente», che aliena i suoi abitanti, privandoli dei loro diritti fondamentali. È un durissimo affondo quello lanciato da Ai Weiwei con un articolo pubblicato sulla rivista americana Newsweek, parole che potrebbero costare caro all'artista cinese, già nel mirino delle autorità cinesi.

«E' una città violenta» nella quale la vita può portarvi «a diventare pazzo» scrive il dissidente Ai, arrestato di recente e detenuto in una località segreta per tre mesi. «Pechino è costituita da due città: una è quella del potere e del denaro. Gente che se ne frega dei propri vicini; che non si fida di nessuno. L'altra città è quella della disperazione. Guardo la gente sugli autobus e non leggo più alcuna speranza nei loro occhi», confida Ai Weiwei.

La capitale cinese è una città piena di «schiavi», quei milioni di migranti che vi affluiscono ogni anno per costruire ponti, strade, case. Ogni anno «costruiscono a Pechino una superficie equivalente alla città nel 1949. Sono gli schiavi di Pechino, che sopravvivono in strutture abbandonate, che poi vengono a loro volta distrutte, mano a mano che la città avanza».

Ai Weiwei è stato liberato su cauzione e vive in libertà vigilata senza poter lasciare la capitale, dopo aver «confessato» alcune infrazioni fiscali. .