Nyt: «La fuga di Ben Ali è una lezione per il mondo arabo»
La stampa internazionale dedica stamattina grande spazio alla crisi politica in Tunisia. Politologa a Le Monde: «Ci potrebbe essere un effetto domino»
NEW YORK - La stampa internazionale dedica stamattina grande spazio alla crisi politica in Tunisia, precipitata ieri dopo giorni di manifestazioni senza precedenti con la fuga dal paese del presidente Zine El Abidine Ben Ali, al potere dal 1987. «Il presidente fugge e il primo ministro Mohammed Ghannouchi assume il potere» ad interim titola il New York Times, che in un'analisi osserva che l'epilogo di ieri offre «una lezione ai leader arabi».
«La rivolta in Tunisia ha elettrizzato la regione», scrive il New York Times, e «i più entusiasti sostengono che si tratta della Danzica araba», facendo un parallelo con la rivolta avviata nel 1980 da Solidarnosc nella città polacca, che portò poi al crollo del sistema sovietico nell'Europa Orientale. «Ciò appare prematuro - osserva il New York Times - anche perché non sono ancora chiari i contorni del nuovo governo emerso in Tunisia e perché la Tunisia è alla periferia del mondo arabo». Tuttavia, prosegue il quotidiano, «la proteste in Tunisia sono viste come una rivolta popolare che va al di là della religione e dell'ideologia», che offre «un nuovo modello di dissenso in una regione dove l'opposizione è stata monopolizzata dagli estremisti islamici».
«Il giorno che ha fatto cadere Ben Ali» è invece il titolo con cui apre il quotidiano francese Le Monde, che pubblica anche un'intervista alla politologa e militante della Lega tunisina per i diritti umani, Larbi Chouikha. I fatti di ieri dimostrano che «le rivoluzioni di velluto si possono fare in un paese arabo» afferma la studiosa. «Noi non siamo un popolo che sprofonda nell'obbedienza, e ciò potrebbe avere un effetto domino nella regione».