Il presidente Ben Ali ha lasciato il Paese
Il Governo di Tunisi ha dichiarato lo Stato d'emergenza e il coprifuoco. Chiuso lo spazio aereo
TUNISI - Il presidente della Repubblica tunisina Ben Ali ha lasciato il Paese e gli succede il presidente del parlamento. Intanto il governo di Tunisi ha annunciato lo stato d'emergenza, il coprifuoco dalle 18 alle 6 del mattino e il divieto di ogni manifestazione. Il governo ha inoltre autorizzato l'esercito e la polizia a sparare su ogni «sospetto» che si rifiuta di obbedire agli ordini. Chiuso anche lo spazio aereo del Paese, mentre l'esercito ha preso il controllo dell'aeroporto della capitale. In precedenza Ben Ali aveva annunciato lo scioglimento del suo governo e aveva convocato elezioni politiche anticipate entro sei mesi.
Anche oggi la polizia ha sparato lacrimogeni contro i manifestanti che hanno sfilato a Tunisi chiedendo le dimissioni del presidente. Si è aggravato aggrava il bilancio delle vittime delle proteste che contava già oltre 80 morti: tredici civili sono stati uccisi dalle forze dell'ordine ieri sera nella capitale e nella periferia, dopo il discorso del capo dello stato, che puntava a ridurre le tensioni.
Al grido di «Ben Ali vattene», almeno centomila persone sono scese in piazza a Tunisi. Numerosi cortei si sono svolti contemporaneamente in diverse città della provincia. A Sidi Bouzid (sud-ovest) da dove un mese fa era partito il movimento di contestazione, circa 1.500 persone hanno sfilato a grido di «Fuori Ben Ali», mentre a Regueb, una città vicina, 700 persone hanno scandito slogan ostili al capo dello stato. Altri cortei ci sono stati a Kairouan e Gafsa, nel sud-ovest.
Ieri, nel suo terzo discorso televisivo, il presidente Ben Ali, al potere dal 1987, aveva promesso di non ricandidarsi nel 2014. Ma questo evidentemente non è bastato alla piazza. Nel suo intervento, dai toni molto più concilianti di quelli precedenti, ha vietato l'uso della forza per reprimere i manifestanti, ha revocato le misure di censura alla stampa e a internet. Ha promesso, infine, la creazione di una commissione indipendente per riformare la legge elettorale in vista del voto del 2014. Ma anche questo non è stato sufficiente.