3 maggio 2024
Aggiornato 00:00
La conferma

R.D.Congo: più di 300 stupri in quattro giorni

I fatti risalgono a luglio-agosto, Onu: l'entità e la malvagità di questi stupri massicci sono inconcepibili

GINEVRA - Almeno 303 stupri sono stati commessi in quattro giorni in 13 villaggi della regione Nord-Kivu, nell'est della Repubblica democratica del Congo. E' quanto ha confermato oggi l'Onu, facendo riferimento alle violenze commesse meno di due mesi fa nella regione e denunciate alla fine di agosto da un medico e da un operatore umanitario, definendole tanto «spaventose» da «essere inconcepibili».

Nel rapporto preliminare diffuso oggi dall'Ufficio congiunto dell'Onu per i diritti dell'uomo si precisa che tra le 303 vittime delle violenze, commesse tra il 30 luglio e il 2 agosto, ci sono «235 donne, 13 uomini, 52 ragazze e tre ragazzi». L'Onu ha puntato il dito contro un gruppo di 200 uomini, composto da ribelli hutu ruandesi delle Forze democratiche di liberazione del Ruanda (Fdlr), dalle milizie mai-mai e da alcuni uomini del colonnello Emmanuel Nsengiyumva, che all'inizio dell'anno si è unito ai ribelli.

«L'entità e la malvagità di questi stupri massicci sono inconcepibili», ha tuonato oggi l'Alto commissario per i diritti dell'uomo, Navi Pillay, citata in un comunicato. Nel rapporto si sottolinea anche l'incapacità dell'esercito congolese e dei caschi blu dell'Onu di impedire tali violenze. «Il fallimento nel prevenire o nel mettere fine agli attacchi è stato aggravato da gravi errori da parte della missione Onu che non è stata addestrata a proteggere i civili», si sottolinea nel comunicato in cui è stato presentato il rapporto.

Il 17 settembre scorso, il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha ingiunto a Kinshasa di «fare in modo che i responsabili di questi terribili crimini» siano portati davanti alla giustizia, suscitando l'irritazione del governo congolese, che ha garantito di non aver bisogno di tali «moniti» per «fare il suo dovere».