28 marzo 2024
Aggiornato 09:30
Secondo dibattito

Duello in TV, Clegg cerca la conferma

Domani sera il secondo dibattito fra i candidati. Il leader dei Lib-dem ha trascinato il partito - eterna terza forza - in testa nei sondaggi

LONDRA - Se i dibattiti fra i candidati vivono più dei nomi dei protagonisti che non degli argomenti trattati, allora il secondo duello che stasera vedrà di fronte gli aspiranti inquilini di Downing Street ha come unico interesse la conferma - o il ritorno nei ranghi - di Nick Clegg.
Il leader dei Lib-dem è infatti non solo emerso inaspettato vincitore dal primo faccia a faccia, ma ha trascinato il partito - eterna terza forza - in testa nei sondaggi, gomito a gomito con i Conservatori e relegando i laburisti a un malinconico ultimo posto.
Un'ascesa che- avverte la stampa - potrebbe rivelarsi però solamente un fuoco di paglia: l'elettorato Tory o laburista è ben più fedele alla causa che non gli entusiasti dell'ultim'ora arruolati dai Lib-dem, che potrebbero volatilizzarsi se Clegg dovesse rivelarsi meno brillante del previsto.

E dato che l'agenda della trasmissione riguarda la politica estera, le trappole per Clegg non mancheranno, dall'Afghanistan all'immigrazione, passando per l'euro. Di fatto, parlando alla stampa estera, il leader Lib-dem ha preso le distanze dalla «special relationship» con gli Stati Uniti, considerata non più intoccabile se intesa come mera acquiescenza; una posizione che potrebbe guadagnargli la simpatia di almeno una parte dell'elettorato laburista.

Ma - accusato dai conservatori di essere eccessivamente filo-europeista - Clegg ha anche sottolineato come non sia certo questo il momento di adottare l'euro, una decisione che in ogni caso dovrebbe essere sottoposta a un referendum popolare.

Al di là del comprensibile tentativo di sottrarre il maggior numero di voti possibile agli avversari, Clegg ha però dalla sua alcuni dati che vanno al di là delle posizioni dei partiti sui singoli temi: cinque anni fa il 40% dei britannici non votò né Conservatore né Laburista, e lo scandalo dei rimborsi ai parlamentari non ha certo aumentato la fiducia nelle principali formazioni.

Inoltre, dopo dieci anni di governo Labour - e una gestione del periodo a Downing Street non proprio brillantissima - Gordon Brown appare piuttosto logorato, mentre David Cameron, impegnato nel difficile traghettamento del partito verso un centro più moderno e populista, non è finora riuscito a convincere del tutto il suo stesso elettorato.

Una situazione dalla quale i Liberal-Democratici - e gli altri partiti minori - potrebbero trarre vantaggio, tanto più che Clegg aspira in realtà a un ruolo di ago della bilancia: se non commetterà errori, è quasi certo che dalle urne uscirà uno «hung Parliament», in cui a decidere quale sarà il governo spetterà proprio al leader Lib-Dem.