19 aprile 2024
Aggiornato 05:00
Elezioni irachene

L'Iraq al voto: in gioco il ritiro delle truppe Usa

Vigilia insanguinata, attentato contro sciiti a Najaf

BAGHDAD - La vigilia delle elezioni politiche irachene non sembra diversa da quelle già vissute negli ultimi anni: attentati, minacce dei gruppi terroristici e tensioni interconfessionali sono uno scenario già visto. Ma il voto di domani apre un orizzonte fondamentale per Baghdad, ovvero quello del ritiro delle truppe statunitensi dal Paese.

Perché il ritiro possa aver luogo come previsto a partire dal prossimo agosto il buon esisto delle elezioni - e quindi la tenuta della sicurezza nel Paese - rimane il primo e più probante test per la classe politica di Baghdad. Una classe politica che però si presenta al voto con tutte le divisioni mai sanate dal governo del premier sciita Nouri al Maliki, anzi esacerbate dalla decisione di depennare dalle liste elettorali oltre 400 candidati - per la maggior parte sunniti - sospettati di legami con il Baath, l'ex partito unico di Saddam Hussein.

Un'iniziativa criticata anche dall'Ayatollah Ali al Sistani, massima guida spirituale sciita irachena, che ha invitato gli elettori a recarsi alle urne ma ha preso le distanze da ogni coalizione politica: di fatto la vicenda è stata vissuta dalla minoranza sunnita come un tentativo di minare la propria rappresentatività politica.

Sebbene gli Stati Uniti abbiano sempre sostenuto la de-baathificazione della politica irachena, una vittoria sciita che non lasci spazio alle altre minoranze costituisce un rischio sia per quel che riguarda l'innesco di nuove violenze non solo terroristiche ma anche interconfessionali, ed apre di fatto la porta ad una maggiore influenza dell'Iran, l'altro principale Paese sciita nel mondo islamico.

Non a caso la vigilia si è aperta con un attentato avvenuto a Najaf, città santa sciita dove un'autobomba è esplosa al passaggio di un pullman di pellegrini (tra cui molti iraniani), provocando tre morti e oltre cinquanta feriti; Al Qaida in Iraq ha proclamato ieri un «coprifuoco» invitando la popolazione a stare lontana dalle urne, pena il rischio di incorrere nella «rabbia di Allah e dei Mujaheddin».