28 marzo 2024
Aggiornato 09:30
Gli islandesi chiamati alle urne

Referendum su Icesave, attesa un'ondata di no

Ma il governo ha fatto sapere: «Non ci dimetteremo»

REYKJAVIK - Gli islandesi, circa 225.000 di elettori, sono chiamati alle urne oggi per pronunciarsi via referendum sull'accordo finanziario Icesave che, secondo tutti i sondaggi, verrà respinto in massa, minacciando di far precipitare l'isola in una crisi ancor più profonda. L'ultima inchiesta prevede un abbondante 74% di no all'accordo, un chiaro segnale di protesta nei confronti del governo da parte dei contribuenti islandesi, che non intendono pagare, a qualsiasi prezzo, la fattura di Icesave.

Il testo sottoposto al referendum è un accordo che prevede il rimborso entro il 2024 da parte di Reykjavik di 3,9 miliardi di euro anticipati da Londra e l'Aia per risarcire i loro cittadini rimasti coinvolti nel fallimento della banca islandese online Icesave, nell'ottobre 2008.

Il governo islandese ha fatto sapere ieri che non si dimetterà in caso della probabile vittoria del «no» al referendum; il primo ministro Johanna Sigurdardottir ha anche escluso una sua partecipazione al voto e ha definito «privo di alcun senso» lo scrutinio. «Resteremo uniti in questi tempi difficili», ha dichiarato ai giornalisti, sottolineando che il governo intende rimanere in carica per risolvere il contenzioso con Londra e l'Aia sui risarcimenti ai clienti britannici e olandesi della banca Icesave. «Il governo ha tutto il potere necessario per risolvere questa vicenda ma lo deve fare in tempi rapidi», ha affermato al termine di un Consiglio dei ministri.