19 aprile 2024
Aggiornato 09:30
Esteri. Cuba

La madre di Zapata accusa governo: è stato un omicidio

Oggi in visita all'Avana il presidente brasiliano Lula

L'AVANA - «Si è trattato di un omicidio premeditato, mi resta solo da ringraziare tutti i Paesi che hanno lottato perché ciò non avvenisse»: Reina Luisa Tamayo, madre del dissidente cubano Orlando Zapata Tamayo, accusa il governo dell'Avana di aver provocato la morte del figlio, deceduto in carcere dopo uno sciopero della fame durato 85 giorni. Come riporta il quotidiano spagnolo El Pais, nonostante le condizioni di Zapata si fossero aggravate da tempo solo la settimana scorsa le autorità carcerarie ne avrebbero ordinato il trasferimento nell'infermeria della prigione.

Il 42enne Zapata era stato arrestato nel 2003 in una retata che vide il fermo di 75 dissidenti accusati di cospirazione con gli Stati Uniti: al dissidente - che non faceva parte del «gruppo dei 75», condannati a pesanti pene detentive - vennero però inflitti tre anni di reclusione per oltraggio alle autorità, disobbedienza e turbativa di ordine pubblico; a causa dell'atteggiamento di sfida mantenuto in carcere aveva tuttavia accumulato altre condanne per un totale di quasi trent'anni, decidendo nel dicembre scorso di proclamare lo sciopero della fame per protestare contro i maltrattamenti sofferti in prigione.

La morte di Zapata avviene nella giornata in cui giunge in visita all'Avana il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, al quale nei giorni scorsi cinquanta dissidenti cubani avevano chiesto in una lettera di intervenire perché il governo cubano concedesse loro la libertà, menzionando in modo particolare il caso di Zapata.

Per Lula è la quarta visita a Cuba in otto anni di presidenza; una visita che ha in agenda soprattutto il sostegno economico al governo castrista (740 milioni di euro credito, circa metà dei quali destinati ad aiuti alimentari), al quale il Presidente brasiliano ha sempre cercato di dare una mano pur non dichiarandosi mai un alleato incondizionato dell'Avana come il leader bolivariano Hugo Chavez; fino ad oggi Lula non ha però mai criticato la situazione dei diritti umani né accettato di incontrare esponenti della dissidenza cubana, almeno pubblicamente.