19 aprile 2024
Aggiornato 10:30
Islam & Velo

Coreis: si confonde religione con fondamentalismo

«Su niqab ennesimo errore. Burqa già vietato perché travisamento»

MILANO - «Siamo di fronte all'ennesimo errore in cui si confonde la religione islamica con l'ideologia fondamentalista». Lo ha detto ad Apcom Yunus Distefano, portavoce della Comunità religiosa islamica italiana (Coreis) commentando l'ipotesi di vietare alle donne di religione islamica di indossare il velo nei luoghi pubblici, attualmente al vaglio in Francia.

«Il velo è un simbolo spirituale, metafisico, che rappresenta la trasparenza dell'individuo alla presenza divina» continua Distefano, sottolineando che «ci sono poi, purtroppo, cattivi usi del velo, agitato come vessillo identitario da parte degli integralisti oppure come imposizione maschilista, ma si tratta di degenerazioni individuali che non hanno nulla a che vedere con l'Islam».

Il portavoce della Coreis evidenzia che «per noi è fondamentale distinguere tra il vero significato di un simbolo religioso e quello che è l'uso strumentale a fini ideologici, ma sarebbe come demonizzare i minareti perché alcuni ne fanno un simbolo della propria potenza politica o togliere i crocifissi dai muri».

Premettendo che «portare il velo è una libera scelta delle donne, che possono anche non indossarlo», Distefano spiega infine che questo discorso vale per il Niqab (il velo che copre la testa ma non il viso, ndr), perché il burqa «in Italia, ad esempio, non può essere indossato perché esiste una legge che vieta di girare con il volto coperto». «Su un eventuale divieto di portare il burqa - conclude il portavoce della Coreis - noi non abbiamo alcun problema, perché non è un simbolo islamico ma un abito etnico delle donne afghane, legato dunque a una particolare zona geografica, che in Italia è proibito da norme che non sono state introdotte specificatamente contro l'Islam».