20 aprile 2024
Aggiornato 14:30
Mondo. Regno Unito

Tories aprono congresso con speranza di vittoria elettorale

Sui Conservatori l'ombra del Trattato di Lisbona

MANCHESTER - Un congresso con la concreta prospettiva di una vittoria alla elezioni politiche: al Partito Conservatore - i cui delegati si riuniscono da oggi a Manchester - non capitava ormai dai tempi di Margaret Thatcher, ma i sondaggi parlano chiaro.
Il Labour del post-blairismo è ai minimi storici e verosimilmente toccherà a David Cameron riportare al governo un partito Conservatore che negli ultimi anni ha corso il rischio di essere relegato un movimento limitato all'Inghilterra meridionale.

L'ottimismo che regna tra i delegati dovrà essere temperato dalla pesante eredità che il prossimo esecutivo, qualunque sia, si troverà ad affrontare - e se dovessero spuntarla i Tories, non ultima la questione legata al Trattato di Lisbona.

Dopo gli scandali dei rimborsi illegali ai parlamentari la fiducia dell'elettorato britannico nella politica e nelle istituzioni è al minimo storico: la crisi economica e la sua gestione da parte del governo laburista potranno dare una mano ai Tories, che dovranno un eventuale successo nel 2010 più all'impopolarità del premier Gordon Brown che ai meriti effettivi di David Cameron.

Questi ha dalla sua parte un'immagine di gioventù e dinamismo non dissimile da quella di Tony Blair all'inizio del suo mandato: dovrà anche trovare una politica in grado di risolvere o lenire problemi quali la disoccupazione in aumento, il debito pubblico salito a mille miliardi di sterline, il tutto alla guida percepito da sempre come quello dei più ricchi e privilegiati.

Partito che potrebbe trovarsi a vivere anche una pericolosa tensione interna: il «sì» irlandese al Trattato di Lisbona spiana la strada alle ultime ratifiche ancora in sospeso (Polonia e Repubblica Ceca) e rende difficile per Cameron rispettare l'impegno a tenere un referendum una volta l'accordo sia già stato adottato da tutta l'Ue; è probabile però che una parte dei Tories insisterà comunque sulla consultazione, rischiando di mettere il leader conservatore in rotta di collisione con il resto dell'Unione.

I primi segnali di pericolo ci sono tutti: il sindaco di Londra Boris Johnson ha già avvertito Cameron di voler andare comunque alle urne, mentre l'ex ministro degli esteri Malcolm Rifkind ha avvertito che in caso di ratifica da parte di Varsavia e Praga il referendum si trasformerebbe in un mero sondaggio che servirebbe solo a creare «un'inutile commedia».

La prima giornata del Congresso ha però messo in luce soprattutto i temi legati alla riforma del welfare, con il piano che prevede il riesame di tutte le pratiche di sussidio per inabilità al lavoro, dando a coloro che non ne hanno veramente diritto la possibilità di ricevere formazione e incentivi. In un editoriale pubblicato ieri dal Sunday Telegraph Cameron si è impegnato a smantellare «il labirinto governativo» messo in piedi dai laburisti, colpevole a suo dire di aver «soffocato l'innovazione le imprese, i veri motori della crescita e dell'occupazione».