19 aprile 2024
Aggiornato 08:30
Al Consiglio passa la risoluzione USA

L'ONU dice sì a disarmo nucleare

Obama: «Una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta». Mozione votata all'unanimità dai leader, assente solo Gheddafi

NEW YORK - Con un primo - almeno apparente - successo del suo «multilateralismo pragmatico», il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha strappato al Consiglio di Sicurezza Onu una risoluzione per il disarmo e la non proliferazione nucleare. La mozione, sponsorizzata dagli Stati Uniti, è stata approvata all'unanimità in una seduta presieduta dallo stesso Obama; la quinta riunione della storia del palazzo di Vetro a livello di capi di Stato e di governo, e la prima in cui a dirigere i lavori fosse un presidente americano.

«Una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta» ha dichiarato Obama citando una celebre frase di Reagan, «le armi nucleari devono essere eliminate totalmente. Questo è il nostro obiettivo e la nostra sfida». E subito dopo il voto per alzata di mano che ha varato la mozione, il presidente Usa ha aggiunto: «Ci saranno giorni difficili su questo cammino, ma ci saranno anche giorni di speranza, come questo».

Intorno al tavolo del Consiglio, 14 delle 15 sedie erano occupate da leader mondiali: fra gli altri, i presidenti di Cina, Hu Jintao, Francia, Nicolas Sarkozy, Russia, Dmitri Medvedev e il premier britannico, Gordon Brown. E ancora il primo ministro giapponese, Yukio Hatoyama, il presidente dell'Uganda, Yoweri Museveni, il presidente messicano, Felipe Calderon, il premier turco, Recep Tayyp Erdogan e il presidente vietnamita, Nguyen Minh Triet. L'unica presenza annunciata e poi non attesa è stata quella del libico Muammar Gheddafi, che ha mandato al suo posto l'ambasciatore.

Nel suo paragrafo iniziale, la risoluzione 1887 riafferma l'impegno del Consiglio a lavorare per «un mondo più sicuro per tutti e creare le condizioni per un mondo senza armi nucleari». L'organismo decisionale dell'Onu sostiene inoltre gli sforzi globali per isolare tutto il materiale nucleare sensibile entro quattro anni». Nel testo, si invitano anche i paesi firmatari del Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) a mantenere il loro impegno, e si esortano - in vista della conferenza di revisione del Tnp del 2010 - gli stati che non ne fanno parte ad aderire per giungere al disarmo.

La risoluzione, in realtà, non menziona nessun paese in particolare ma è chiaro il richiamo a India e Pakistan ad abbandonare la corsa al nucleare, così come è palese il riferimento a Iran e Corea del nord nella parte della risoluzione dove si parla delle «grandi sfide al regime di non proliferazione su cui il Consiglio ha già agito (con sanzioni, ndr)» in passato. Il Trattato di Non Proliferazione Nucleare (Tnp), è entrato in vigore nel 1970 ed è stato esteso a tempo indefinito nel 1995. Tale trattato ha quasi raggiunto l'obiettivo dell'universalità, annoverando 191 stati membri. Ma restano fuori tre stati nucleari (Israele, India e Pakistan), mentre la Corea del Nord è receduta e si è costruita la sua bomba atomica.

Non si tratta - comunque - di puntare il dito contro un singolo paese» ha voluto sottolineare Obama, «il diritto internazionale non è una promessa vuota, e i trattati vanno messi in pratica». Ma le accuse ai singoli governi sono volate, eccome. In particolare, contro l'Iran si sono espressi Sarkozy e Brown. «Se avremo il coraggio di affermare e imporre sanzioni a chi viola le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza - ha fatto notare il francese - daremo credibilità al nostro impegno per un mondo con meno armi, e finalmente nessuna atomica». Il premier inglese, invece, ha chiesto chiaramente «sanzioni più dure» contro Teheran. Denunce che gli iraniani hanno respinto al mittente, definendo «totalmente false» le parole degli occidentali all'Onu sul loro programma nucleare.

E mentre Ahmadinejad ha lanciato - in un'intervista al Washington Post e Newsweek - la proposta di una riunione internazionale con scienziati iraniani e americani per favorire il dialogo, il presidente russo Medvedev ha rimarcato in Consiglio che «l'obiettivo condiviso è sciogliere i nodi del problema» fra i paesi che vogliono il disarmo e la non proliferazione. «E' complicato - ha ammesso - perché il livello di sfiducia fra nazioni resta alto, ma dev'essere fatto». La Cina con Hu è invece tornata aull'appello alle potenze nucleari per il 'no first use': «Serve un impegno inequivocabile perché evitino incondizionatamente di usare o minacciare di usare armi nucleari contro i paesi che non le possiedono» ha affermato il presidente cinese.

Il dossier nucleare, comunque, è tutt'altro che chiuso se è vero che l'Unione Europea, come ha denunciato il ministro degli Esteri Franco Frattini, non è riuscita nemmeno a esprimere un documento comune da presentare al Consiglio su questi temi. Il capo della diplomazia ha spiegato ai giornalisti che è stata solo l'Italia a trasmettere al presidente Obama un testo sulla non proliferazione perché «è mancata da parte dell'Europa la capacità di esprimere una decisione unica».