Rilascio di al-Megrahi alza tensione tra Libia e Washington
Casa Bianca: «disgustosa» l'accoglienza per il terrorista
NEW YORK - Il rientro in patria di Abdelbaset al-Megrahi ha improvvisamente raffreddato le relazioni tra Libia e Stati Uniti, dove si è alzato un coro di critiche nei confronti della liberazione, da parte delle autorità scozzesi, del terrorista e della calorosa accoglienza riservatagli all'arrivo a Tripoli. Al-Megrhai, condannato per la strage di Lockerbie del 1988, è ora stato portato in una località segreta sottraendolo così alla vista delle telecamere, apparentemente per non incrinare ancora di più i rapporti con Washington e con Londra.
La Casa Bianca è stata durissima fin dalla notizia del rilascio ribadendo la propria contrarietà ed auspicando che il terrorista venga immediatamente messo agli arresti domiciliari. Nelle ultime ore il portavoce del governo di Washington, Robert Gibbs, non ha usato mezzi termini definendo «disgustose» le scene di giubilo viste all'arrivo di al-Megrahi, esattamente quello che le autorità americane hanno cercato di evitare per settimane. La questione potrebbe ora far arretrare le relazioni tra i due Paesi, che si erano distese in parte dopo la decisione di Washington di togliere la Libia dalla lista degli Stati complici del terrorismo internazionale.
Sia il dipartimento di Stato che quello di Giustizia sono stati infatti a stretto contatto con le autorità scozzesi per cercare di impedire la liberazione del terrorista, uscito di prigione a seguito di un gesto di clemenza, dovuto allo stadio terminale del suo cancro alla prostata. A prendere al-Megrahi il presidente libico Muammar Gheddafi ha inviato direttamente suo figlio, sfidando così il monito di Londra che aveva avvisato il governo libico che i giorni seguenti alla liberazione sarebbero stati decisivi per il futuro delle relazioni. Lo stesso primo ministro Gordon Brown ha scritto personalmente a Ghaddafi chiedendo di «agire con accortezza» sulla questione.
Gli esperti ritengono però che i libici abbiano cercato di contenere gli entusiasmi. L'ex ambasciatore inglese a Tripoli, Richard Dalton, ha spiegato che quello di due giorni fa non è un tributo. «In termini libici non era il benvenuto che si riserva a un eroe», ha detto dopo aver visto le immagini dell'atterraggio. Gli analisti sottolineano infatti come la maggior parte dei mezzi di comunicazione del Paese siano nelle mani del governo che ha cercato di limitare le immagini.
La maggior parte dei libici non ritiene colpevole al-Megrahi (soprattutto alla luce del proscioglimento dell'altro imputato nel processo, Al Amin Khallifa Fhimah) mentre gli estremisti arabi hanno cercato di farne un paladino per aver causato la più grave strage mai registrata sul suolo britannico. Il terrorista è infatti l'unico condannato per la strage di Lockerbie che costò la vita a 259 passeggeri a bordo del volo Pan Am 103 e a 11 persone a terra.