26 aprile 2024
Aggiornato 01:00
Volontari rapiti Filippine

Liberato dopo 7 mesi senza blitz Eugenio Vagni

Rapito a metà gennaio da estremisti islamici nell'isola di Jolo

Eugenio Vagni è al sicuro e «sta bene, compatibilmente con la lunga prigionia»: la Farnesina ha confermato la liberazione del volontario italiano della Croce Rossa rapito da un gruppo di ribelli islamisti a metà gennaio nell'isola di Jolo, nel sud delle Filippine, assieme allo svizzero Andreas Notter e al filippino Jean Lacaba.

E' «la fine di un incubo« per l'ingegnere originario di Montevarchi, in provincia di Arezzo, che era impegnato nel Paese asiatico per un progetto umanitario di acqua e igiene: e proprio così ha definito la liberazione di Vagni il fratello Francesco. I due fratelli si erano sentiti per l'ultima volta lo scorso 26 giugno ed Eugenio «non era in condizioni buone di salute», ha detto il fratello riferendosi all'ernia di cui soffre il volontario.

Migliaia di soldati e poliziotti filippini erano stati mobilitati dalle autorità filippine per accerchiare i militanti del gruppo islamista Abu Sayyaf: ma alla fine, come ha spiegato il ministro degli Esteri Franco Frattini, «non c'è stato nessun blitz, non c'è stata quella prova di forza che avrebbe potuto mettere in pericolo l'incolumità fisica del nostro connazionale». Frattini ha indicato invece che «c'è stato un lavoro paziente, capillare e alla fine evidentemente i gruppi dei sequestratori si sono sentiti nella condizione di doverlo liberare». Prima di Vagni erano stati liberati i suoi due compagni di prigionia.

Vagni è afflitto da un'ernia del disco ed è stato costretto durante la sua prigionia a continui spostamenti nella giungla tropicale: nonostante ciò, ha indicato il ministro Frattini, sta abbastanza bene anche se «le sue condizioni di salute richiedono qualche attenzione». Anche per questo, «dipenderà da lui se vuole imbarcarsi in aereo e rientrare subito in Italia oppure no».

La liberazione di Vagni, ha spiegato il commissario straordinario della Croce rossa italiana, Francesco Rocca, «è stata «gestita bene per quello che ne sappiamo, nel migliore dei modi, senza riscatti». Frattini ha manifestato la propria gratitudine alle autorità filippine per il loro operato, e ha ringraziato il Comitato Internazionale della Croce Rossa, la Croce Rossa italiana, l'Unità di Crisi e l'Ambasciata d'Italia a Manila che hanno seguito da vicino e costantemente il caso.