28 marzo 2024
Aggiornato 13:30

Peru: rivolte Indios, condanne contro la «Tienanmen peruviana»

Coica: «Il polmone verde amazzonico macchiato di sangue»

LIMA - L'organizzazione Survival international ha chiesto alle compagnie petrolifere che operano nell'Amazzonia peruviana di sospendere immediatamente le loro operazioni nel paese. «La violenza politica raggiunta in questi giorni è la peggiore mai registrata nel paese dai tempi dell'insurrezione di Sendero Luminoso degli anni Ottanta», scrive in un comunicato Survival che punta l'indice contro la compagnia anglo-francese Perenco, l'argentina PlusPetrol, la canadese Petrolifera, la spagnola Repsol, la brasiliana Petrobras e «molte altre». «Stiamo assistendo ad una Tiananmen peruviana. Se andrà a finire nello stesso modo, con la repressione verrà cancellata anche la reputazione internazionale del Perù», ha commentato il direttore generale di Survival Stephen Corry.

Survival international si riferisce agli scontri avvenuti venerdì, proprio durante la Giornata mondiale per l'Ambiente, tra gli Indiani amazzonici che avevano bloccato strade e fiumi, e le unità della polizia e dell'esercito mandate a rompere i blocchi. Negli scontri hanno perso la vita oltre 30 indigeni, secondo una stima del Coica, l'organismo che coordina le diverse organizzazioni di indigeni nel bacino amazzonico, che ha duramente attaccato il governo peruviano per la repressione della protesta.

Da oltre due mesi gli indios stanno protestando contro una serie di leggi che hanno aperto le loro foreste alle compagnie del petrolio e del gas. «Negli ultimi anni, più del 70% dell'Amazzonia peruviana è stata frazionata in concessioni per la prospezione di gas e petrolio, e una serie di vasti ritrovamenti minaccia di devastare gran parte delle foreste vergini degli Indiani. Progetti di sfruttamento simili adottati nel vicino Ecuador hanno avuto effetti devastanti sulla foresta pluviale portando inquinamento ed epidemie cronici tra gli Indiani che vivono in quelle aree», scrive Survival.

L'organizzazione si scaglia poi contro il presidente Garcia «che ha respinto i tentativi del Congresso di discutere le leggi al centro della controversia definendo le manifestazioni come una 'cospirazione' e i manifestanti come degli 'ignoranti'. Il leader indiano peruviano Alberto Pizango, che proprio oggi ha trovato rifugio nell'ambasciata del Nicaragua a Lima, aveva dichiarato: «Noi sentiamo che il governo ci ha sempre trattato come cittadini di seconda classe».