6 maggio 2024
Aggiornato 15:00
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Cina: Pechino blindata a venti anni da Tiananmen

Polizia sulla piazza, Madri impossibilitate a rendere omaggio

PECHINO - A venti anni esatti dal momento in cui l'Esercito di Liberazione Popolare marciava su piazza Tiananmen per sgomberarla dagli studenti che vi manifestavano da un mese e mezzo, il centro della capitale cinese è perfettamente pulito, ordinato e sorvegliato. Alle 21 della serata di ieri piazza Tiananmen era già chiusa. La legge che entrò in vigore subito dopo gli scontri del 1989 e che prevedere la chiusura notturna della piazza è applicata anche ieri sera con rigore e con quel che sembra essere un anticipo. «Di solito si chiudeva alle 22, ma da un po' di settimane pare che abbiano anticipato» afferma un residente a passeggio.

Poliziotti di età giovanissima pattugliano i quattro angoli di Tiananmen. I blindati della polizia armata fanno incessantemente il giro dell'area, mentre le strade secondarie sono assediate da poliziotti in borghese. La piazza è di per sé pulita, solo una mezza dozzina di mezzi delle forze dell'ordine vi staziona.

Pochi chilometri più ad ovest, a Muxidi la presenza della polizia è molto più massiccia e molto meno discreta. Qui davanti all'edificio numero 29 della via Fuxingmen, un gruppo di giornalisti stranieri aspetta l'arrivo di Ding Zilin, la fondatrice del gruppo delle Madri di Tianamen. In questo luogo preciso alle ore 23 del 3 giugno, il figlio Jiang Jielin fu colpito ed ucciso da una pallottola sparata dall'esercito in marcia sulla piazza. Dal 2007 la settantaduenne Ding si reca sul posto per ricordare la morte del figlio, senza che finora ciò avesse destato grandi clamori. Quest'anno, però, con un anniversario sensibile alle porte, la polizia pattuglia il luogo da ore. Agenti in borghese fotografano e filmano con telecamere chiunque passi nella zona; macchine della polizia sfilano davanti al cancello d'ingresso dell'edificio con lampeggianti battenti e telecamere nascoste. Agli stranieri viene chiesto di registrare i numeri di passaporto, in compagnia di minacce di una possibile espulsione dal paese.

Ma fino a mezzanotte di Ding Zilin non c'era traccia. Da giorni la donna è sotto sorveglianza, due settimane fa le è stato impedito di rendersi ad un'altra cerimonia commemorativa insieme alle Madri.

Zhang Xianling, la numero due del gruppo, è anch'essa sotto sorveglianza e in serata le è stato impedito di lasciare la propria abitazione per rendersi sulla via Chnag'an, a poche centinaia di metri da Tiananmen, per ricordare la scomparsa del figlio. Wang Nan fu ucciso e poi seppellito davanti alla scuola Numero Ventotto, dove ogni anno Zhang, alla sera del 3 giugno, gli rende omaggio. «Questa sera sotto il portone di casa c'erano decine di poliziotti, del Ministero dell'Interno e dell'ufficio di polizia locale, insieme ad un numero imprecisato di agenti in borghese.

Mi è impossibile lasciare il mio appartamento» ha detto Zhang ad Apcom.

Nella notte fra il 3 e il 4 giugno l'Esercito di Liberazione Popolare si mise in marcia verso Tianamen per sgomberare definitivamente la piazza dalle migliaia di studenti che da settimane reclamavano la democrazia e libertà di espressione.

Sulla strada Chang'an aprirono il fuoco uccidendo centinaia di giovani e cittadini inermi. Il conto ufficiale delle vittime non è mai stato rivelato: il governo parla di centinaia di morti, ma le Madri di Tiananmen, che finora hanno raccolto i dati di 195 caduti, stimano il numero dei morti intorno a 2000.

Intanto stanotte si è svolta ad Hong Kong la tradizionale veglia a ricordo delle vittime, quest'anno accompagnata dall'azione di alcuni giovani che hanno voluto ricreare lo sciopero della fame di 20 anni fa, atto più estremo degli studenti in manifestazione sulla piazza.