3 ottobre 2025
Aggiornato 08:00

In Israele finisce l'era Olmert, Netanyahu oggi Premier

Leader Likud accontenta tutti con governo «gigante»

GERUSALEMME - Con la presentazione domani pomeriggio alla Knesset del nuovo governo, si chiude l'era di Ehud Olmert, segnata dalle guerre combattute da Israele in Libano contro Hezbollah e a Gaza contro Hamas. Il premier uscente peraltro non ha raggiunto l'obiettivo di un accordo con i palestinesi indicato ad Annapolis (novembre 2007) e può compiacersi solo del fatto di essere rimasto al suo posto fino all'ultimo giorno, e perché gli scandali e inchieste giudiziarie in cui è rimasto coinvolto non lo hanno costretto ad uscire di scena prima del tempo. In attesa di conoscere il suo destino - in vista c'è una sua incriminazione - Olmert a spese del contribuente israeliano si godrà i benefici statali agli ex premier: una pensione di 36 mila shekel (oltre 6mila euro), limousine con autista, guardie del corpo e un ufficio in un edificio lussuoso di Tel Aviv.

Da domani torna in sella Benyamin Netanyahu (già primo ministro tra il '96 e il '99) che guiderà una coalizione dominata dalla destra ma di cui fa parte anche il Partito laburista del ministro della Difesa Ehud Barak destinato a rimanere al suo posto. Tuttavia il nuovo premier è stato costretto a formare un governo «gigante», con 29 ministri e sei sottosegretari, per accontentare i suoi partner di maggioranza - laburisti, Yisrael Beitenu, Shas e Casa ebraica - e per placare i suoi compagni del Likud rimasti senza ministeri prestigiosi dopo che ha dovuto concedere tutti quelli di maggior peso ai partiti alleati.

Le acque nel Likud restano agitate a poche ore dalla presentazione del governo e tra i più scontenti c'è l'ex ministro degli Esteri Silvan Shalom che minaccia la rivolta se non otterrà il ministero delle Finanze; dicastero che però Netanyahu vorrebbe tenere per sé, per poter attuare la politica economica che ha in mente. Non vanno meglio le cose nel Partito laburista dove restano forti resistenze alla partecipazione ad un governo dominato dalla destra; alcuni deputati minacciano di passare all'opposizione e di astenersi domani dal votare la fiducia al nuovo governo.

A generare attesa è la conferma della scelta di Netanyahu di affidare l'incarico di ministro degli Esteri all'ultranazionalista Avigdor Lieberman (Yisrael Beitenu), che preoccupa non poco Europa e Stati Uniti. Si tratta della decisione più controversa di Netanyahu che potrebbe stringere ulteriormente i margini per un accordo di pace con i palestinesi e il mondo arabo. Lieberman è contro la nascita di uno Stato palestinese e in più occasioni ha espresso posizioni estremiste rispetto a come risolvere il conflitto in Medio Oriente.

«Sta per insediarsi in Israele un governo composto da esponenti politici che in maggioranza non fanno dell'accordo di pace e della fine dell'occupazione dei territori palestinesi la loro priorità», ha detto ad Apcom l'analista palestinese Ghassan Khatib. «Non che il governo precedente abbia raggiunto risultati soddisfacenti dal punto di vista palestinese ma è evidente che il futuro sarà persino più grigio. La speranza è legata ad un intervento incisivo degli Stati Uniti per risolvere il conflitto».

Netanyahu in queste settimane ha inviato messaggi rassicuranti alla comunità internazionale; tra i commentatori israeliani non pochi pensano che lo stesso Lieberman, trovandosi nell'importante posizione di ministro degli Esteri, sarà costretto a fare i conti con la realtà e a diventare più pragmatico. Lo stesso presidente Shimon Peres, durante una conferenza stampa oggi a Praga, si è detto certo che il nuovo governo israeliano lavorerà per la pace nonostante la presenza al suo interno di forze non favorevoli alle concessioni ai palestinesi.

KADIMA - Paradossalmente Kadima, partito vincitore, sia pure di misura, delle elezioni del 10 febbraio, resta fuori dal governo. La leader e ministro degli Esteri uscente, Tzipi Livni, incontrando oggi i suoi compagni di partito, ha assicurato che verrà attuata una opposizione «responsabile» contro il governo Netanyahu e che Kadima continuerà a lavorare per la pace e nell'interesse di Israele.