19 aprile 2024
Aggiornato 13:30

Filippine, Manila pronta a ritiro truppe per salvare ostaggi

Ma su Vagni, Notter e Lacaba pende ancora minaccia decapitazione

MANILA - Il governo delle Filippine è pronto ad allentare l'assedio ai miliziani del movimento islamico Abu Sayyaf, nascosti nella giungla, nel sud del Paese, per consentire la liberazione dei tre ostaggi della Croce Rossa internazionale. I tre dipendenti della Cri, l'italiano Eugenio Vagni, lo svizzero Andreas Notter e la filippina Mary Jean Lacaba, sono stati rapiti il 15 gennaio scorso. Il ministro degli Interni filippino, Ronaldo Puno, ha annunciato che i marines si ritireranno all'interno delle basi sull'isola di Jolo e che il cordone di polizia e delle milizie sarà allentato attorno alla roccaforte dei guerriglieri per facilitare i negoziati sulla liberazione degli ostaggi.

«Ma non ci sarà un ampio ritiro delle forze di sicurezza», ha sottolineato Puno aggiungendo che il governo «non può consegnare l'intera provincia ai rapitori, anche se siamo preoccupati per gli ostaggi». Nei giorni scorsi i militanti di Abu Sayyaf hanno minacciato di decapitare uno dei tre membri della Croce rossa in mancanza di un arretramento dei soldati filippini. «Siamo pronti a riposizionarci un po' indietro» per permettere che i colloqui continuino, ha aggiunto il governatore dell'isola di Jolo, Satur Tan. Gli agenti di polizia e i volontari armati sono disposti su un raggio di sei chilometri intorno alla roccaforte dei miliziani di Abu Sayyaf, ha spiegato Satur Tan sottolineando che a tutti è stato dato l'ordine di «non attaccare».

Intanto, il canale tv Abs-Cbn, network delle Filippine, ha diffuso nuove immagini dei tre dipendenti della Croce rossa internazionale. Il video mostra i tre ostaggi seduti in terra, in mezzo alla giungla, circondati dai rapitori che gridano «Allahu Akbar» (Dio è grande). Uno degli ostaggi, Mary Jean Lacaba, parlando con un cellulare ha detto a un giornalista della televisione Abs-Cbn che lei e gli altri due colleghi, Notter e Vagni, hanno paura per la loro sorte «ogni minuto, ogni secondo, perché non sappiamo quando potrà scoppiare un nuovo conflitto a fuoco».