France Telecom, non si arresta l'ondata dei suicidi
Due dipendenti dell'azienda si sono tolti la vita nelle ultime 24 ore a Lille
LILLE - Il rapporto trasmesso alla giustizia francese dall'Ispettorato del Lavoro parlava chiaro: l'ondata di suicidi che da oltre due anni e mezzo si registra a France Telecom non è «una moda» - come incautamente l'aveva definita l'allora amministratore delegato dell'azienda Didier Lombard per poi scusarsi - ma la diretta conseguenza di una politica di «persecuzione morale» e di un sistema di lavoro che ha costituito un autentica «minaccia» alla vita e alla salute dei lavoratori. Ed evidentemente, le conseguenze di questa politica, - nonostante il piano contro «la crisi dei suicidi» presentato a marzo dall'azienda di telecomunicazioni francese - si fanno ancora sentire, spingendo altri dipendenti a mettere fine ai loro giorni.
Nel 2008 e 2009 sono stati registrati 35 suicidi fra i dipendenti dell'azienda. Altri 15 dall'inizio di quest'anno, 2 dei quali nelle ultime ventiquattr'ore: un tecnico di 52 anni e un dirigente di 57 anni, entrambi nella regione di Lille. L'Ispettorato del lavoro metteva sotto accusa «la politica di riorganizzazione e di management» avviata nel 2006 - volta a «migliorare il rendimento, l'efficienza e la produttività» con la soppressione di 22mila posti di lavoro e il trasferimento di 10.000 dipendenti in tre anni - e portata avanti dalla dirigenza di France Telecom «nonostante a più riprese fosse stata allertata delle conseguenze di detta politica sulla salute dei lavoratori».
Piano anti-suicidi - A seguito di questo rapporto e dell'avvio di un'inchiesta per omicidio colposo a carico di France Telecom, il neo direttore generale dell'azienda, Stephane Richard, aveva presentato il 25 marzo un piano «anti-suicidi» in otto punti: creazione di posti di lavoro, sostegno ai lavoratori in difficoltà, ristrutturazione dei locali, mobilità basata sul consenso dei lavoratori. Per il 2010 la direzione di France Telecom annunciava l'assunzione di 3.500 persone «principalmente nei settori vendita e rapporti con i clienti», con precedenza «ai 4.700 apprendisti attualmente nel gruppo». La direzione si impegnava inoltre a riavviare il dialogo con le parti sociali. L'altra promessa riguardava la mobilità che da adesso in poi non sarà più automatica dopo tre anni, ma «basata essenzialmente sul principio di volontariato».