28 agosto 2025
Aggiornato 07:00
Studio dell'ANAMMI

L'Italia delle liti «bestiali»

Oltre il 90% degli amministratori d'immobili, prima o poi, deve affrontare una disputa che riguarda gli animali in condominio

ROMA - In condominio la lite è sempre più «bestiale». A denunciarlo è l'ANAMMI, l'Associazione Nazional-europea degli amministratori d'Immobili, sulla base di un monitoraggio interno che fotografa la convivenza tra esseri umani e animali nello stesso immobile, attraverso il particolare punto di vista degli amministratori condominiali, chiamati a mediare tra le parti in causa. «Un compito difficile - osserva Giuseppe Bica, presidente dell'Associazione - perché, come si deduce dalle percentuali, il problema è davvero rilevante e, spesso, l'amministratore è lasciato solo a risolverlo, senza il sostegno delle autorità pubbliche». Il 92% dei soci afferma di aver affrontato, almeno una volta, una disputa riguardante gli animali in condominio.

In particolare, le litigate condominiali sono scatenate da deiezioni, come denunciato dal 30% degli amministratori, rumori (27%), abusi nell'utilizzo degli spazi comuni - cortile condominiale, parcheggio, pianerottolo - nel 23% dei casi. I soci ANAMMI segnalano anche un 20% di liti causate dagli odori dell'animale tenuto in casa.
Ma come procede l'amministratore di condominio in questi casi? Il primo passo, in genere, è contattare il condomino possessore dell'animale, come spiega il 63% degli amministratori di condominio. Il 27%, seppure con difficoltà, ha organizzato un incontro tra litiganti, il 10% ha tentato addirittura la via del ricorso alle autorità. E qui cominciano le dolenti note: rivolgersi alla ASL, presentare un esposto ai vigili urbani o alla magistratura, non rappresentano misure risolutive. Soltanto il 21% degli intervistati afferma di aver ottenuto risultati positivi grazie all'intervento di organi amministrativi e giudiziari. In tal senso, l'associazione fa notare come le istituzioni mostrino scarsa attenzione al problema. «L'amministratore - stigmatizza il presidente dell'ANAMMI - laddove cerca di coinvolgere organi giudiziari o, senza andare troppo lontano, le associazioni animaliste, si è imbattuto, il più delle volte, in una forte indifferenza. La reazione più frequente è un generico 'vedremo', che si risolve in un nulla di fatto».

La soluzione, come si evince dallo studio dell'ANAMMI, spesso arriva grazie all'intervento di mediazione dello stesso amministratore: il 61% degli amministratori è riuscito a chiudere la controversia in questo modo. Non così fortunati gli altri: il 3% ha un contenzioso ancora aperto, per il 36% «il problema sussiste». A far litigare gli italiani, sono soprattutto cani (70% dei casi) e gatti (23%). Gli uccelli causano soltanto il 6% delle liti. Va poi segnalato un 1% di dispute che coinvolgono altri animali, come rettili e roditori.

Il dato singolare è che l'Italia, divisa su molti aspetti, è unita dalle liti «bestiali». La distribuzione di queste dispute, infatti, conferma che liti di questo genere sono diffuse su tutto il territorio italiano. Al Nord, si registra il maggior numero di controversie, con il 35% dei casi, seguito dal Centro (33%) e dal Sud (32%). «La differenza, come si nota, è minima - commenta il presidente Bica - identiche, invece, le difficoltà. Quello che manca davvero, troppo spesso, è il buon senso, sia nella gestione dell'animale da parte del suo padrone, sia nel rapporto che gli altri condomini instaurano con il vicino a quattro zampe».