29 marzo 2024
Aggiornato 14:00
In Calabria 95% irregolari

In agricoltura sono 172mila gli immigrati

Inea: tre immigrati su 4 vengono impiegati in attività non qualificate. In alcuni contesti gli immigrati sono diventati essi stessi imprenditori

ROMA - Continua la crescita degli immigrati in agricoltura. E' quanto emerge dai dati del primo rapporto Inea «Gli immigrati in agricoltura» che rileva una crescita costante dall'1989 al 2007, con un incremento di ben oltre 7 volte. Gli extracomunitari nei campi sono passati da 23mila a oltre 172mila. Una crescita notevole, sottolinea l'Inea, con un tasso medio di variazione lineare pari al 9,3%.

Tre immigrati su 4 vengono impiegati in attività non qualificate. Quanto al contratto, si rilevano la stagionalità della prestazione e l'irregolarità che, secondo l'indagine Inea, interessa un'ampia fetta di immigrati: 10-15% nel Nord (Veneto, Trentino-Alto Adige, Valle d'Aosta) fino ad arrivare al 95% in Calabria.

Il rapporto mette a confronto tre aree nazionali rappresentate per il Nord dal Piemonte, per il Centro dalla Toscana e, per il Sud, dalla Puglia e dalla Calabria. Dal confronto emerge, nelle diversità che le contraddistinguono, un aspetto che le accomuna: «La necessità per il settore agricolo di ricorrere alla manodopera immigrata, soprattutto nelle fasi di raccolta, in un contesto di complementarietà con la manodopera locale».

Immigrati imprenditori - «La fotografia che emerge - conclude il presidente Inea, Lino Carlo Rava - è di un crescente processo di integrazione, al punto che in alcuni contesti gli immigrati sono diventati essi stessi imprenditori».