27 aprile 2024
Aggiornato 06:30
Agroalimentare. Agricoltura

Emergenza nei campi per i danni causati dalla fauna selvatica

CIA: «Occorre subito un intervento straordinario del governo»

ROMA - Per l’agricoltura italiana è sempre più drammatica l’emergenza per i danni causati dagli animali selvatici (soprattutto gli ungulati e tra questi in particolare i cinghiali). Le conseguenze alle coltivazioni continuano ad essere ingenti. Siamo nell’ordine di centinaia di milioni di euro l’anno. Cifra che può assumere dimensioni maggiori per i produttori agricoli se non si interviene in maniera adeguata e con misure realmente mirate. Per tale motivo è indispensabile che il governo predisponga immediatamente un intervento straordinario per fronteggiare il fenomeno.

E’ quanto sollecitato dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori, fortemente preoccupata per i riflessi che sta determinando questo pressante problema. Il presidente Giuseppe Politi ha inviato, a tal proposito, una lettera ai ministri degli Interni Roberto Maroni, delle Politiche agricole, alimentari e forestali Luca Zaia e dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare Stefania Prestigiacomo.

Da tempo, la Cia ha denunciato una situazione insostenibile su questo particolare fronte. A più riprese ha chiesto serie politiche per incidere sull’insieme delle cause che hanno prodotto l’abnorme aumento delle specie selvatiche. Insomma, misure per un effettivo riequilibrio rispetto alla crescita dell’urbanizzazione, alla sottrazione e consumo di suolo agricolo, all’incremento dell’agricoltura intensiva, alla diminuzione dei territori naturali.
Vi sono specie animali la cui problematicità è ampiamente riconosciuta e molto localizzata e ridotta, ma principalmente la questione -rileva la Cia- riguarda gli ungulati e tra questi il cinghiale (Toscana, Emilia Romagna, Liguria, Marche, Umbria). Ma lo scenario è grave ormai in tutto il territorio nazionale.
Per questa ragione la Cia insiste per una gestione delle specie cosiddette problematiche: occorre migliorare attività di conservazione e gestione della natura, prevenzione dei danni, controllo faunistico, fino all’attività straordinaria di contenimento numerico e al divieto di immissione sul territorio nazionale del cinghiale soprattutto ed anche di altre specie.

La Cia -come è stato ripetuto nel corso di una recente audizione in Parlamento, dove si sta conducendo un’indagine proprio sul fenomeno- è per scindere la questione dei danni da fauna selvatica e inselvatichita dell’attività venatoria (nel senso che, ad esempio, non è una soluzione la dilazione dei calendari di caccia) e, quindi, della Riforma della L.157/92.

E’, dunque, importante che, a conclusione dell’indagine parlamentare, ci sia la presentazione di una proposta legislativa «ad hoc» che, secondo la Cia, comprenda la riforma del sistema di risarcimento dei danni, le attività preventive di conservazione dell’ambiente e le azioni ordinarie e straordinarie tese al contenimento delle specie dannose.
Per quanto concerne il risarcimento, la Cia deve «equo» e «in tempi certi». E’ importante, tuttavia, che si superi la disomogeneità attuale, si semplifichino le procedure e si introducano criteri oggettivi per la stima dei danni, si istituisca un Fondo per risarcire le imprese agricole utilizzando anche parte dei proventi delle tasse di concessione governativa.

Comunque, vista l’urgenza del problema, la Cia chiede che il governo predisponga un’azione immediata per combattere un fenomeno, quello della fauna selvatica, che sta assumendo aspetti gravissimi e sta mettendo in seria difficoltà migliaia di agricoltori che vedono ogni giorno distruggere le loro coltivazioni.