12 ottobre 2025
Aggiornato 11:30
Educare, invece, i giovani ad un uso consapevole e moderato

Alcool: i divieti generalizzati rischiano di penalizzare il vino

La Cia sottolinea che ordinanze come quelle del comune di Milano possono innescare ingiusti contraccolpi per la nostra produzione vitivinicola

Meglio educare e prevenire che reprimere. Il rischio è che campagne e ordinanze di divieto possono penalizzare prodotti come il vino, che fa parte della nostra cultura, delle nostre tradizioni e della nostra storia. Con la demonizzazione non si ottiene nulla, se non colpire l’immagine della produzione vitivinicola italiana. Bisogna, invece, fra crescere, soprattutto tra i giovani, la logica di una degustazione consapevole, moderata. Ben diversa dall’uso sregolato di alcolici. E’ quanto sottolinea la Cia-Confederazione italiana agricoltori in merito all’ordinanza del sindaco di Milano sul divieto di vendita di alcol al di sotto dei 16 anni.

La generalizzazione dei divieti -afferma la Cia- fa soltanto danni. In questo caso a pagarne le spese maggiori sarebbe proprio il vino «made in Italy». Sarebbe molto più efficace ed opportuno fare delle adeguate campagne d’informazione per educare ad un bere moderato e consapevole. Altrimenti, si corre il pericolo di innescare una spirale negativa che porti alla discriminazione dei vini, con conseguenze facilmente immaginabili per i nostri produttori vitivinicoli che, in questi anni, hanno tanto investito in qualità.

Oltretutto, è dimostrato dai dati che -rileva la Cia- non è assolutamente il vino la causa di tanti incidenti stradali, ma bevande, come i cocktail, i superalcolici e gli «alcolpops», particolari bibite fatte spesso con vodka, rum, mescolati ad analcolici che favoriscono consumi all’eccesso. E così gli effetti, in particolare sui giovani diventano devastanti.
Per la Cia è, quindi, indispensabile sviluppare la prevenzione e l’educazione facendo conoscere il valore del vino ai giovani. E questo può realmente dare un apporto significativo ad evitare il bere eccessivo di alcol tra le nuove generazioni.

D’altra parte, proprio il vino -rimarca Cia- non può essere assolutamente catalogato tra le bevande alcoliche. Il vino è il «prodotto principe» delle nostre terre il suo uso moderato e consapevole non è motivo delle tante tragedie che purtroppo funestano le strade italiane.

Lungo questa direzione si muove e si articola il progetto europeo «Wine in moderation», che ha come obiettivo prioritario quello di diffondere la cultura del buon bere senza esagerazioni. E’, dunque, importante -conclude la Cia- impedire l’adozione di abitudini potenzialmente dannose, attraverso la comunicazione, la promozione di stili di vita virtuosi che educhino il consumatore. E questo appare lo strumento più idoneo che, con l’utilizzo di informazioni precise e pertinenti, occorre sviluppare per ridurre con successo il consumo smodato di alcolici.