27 aprile 2024
Aggiornato 02:30
Commercio estero calzaturiero

Freno tirato nel I trimestre 2009 per l’export di scarpe italiane

Le esportazioni di scarpe tricolore si sono ridotte in un anno di 9,7 milioni di paia, portandosi a quota 64 milioni

ROMA - E’ l’export il nervo scoperto di questa crisi. E al pari di altri settori del made in Italy anche il calzaturiero ripiega oltre confine, riuscendo comunque a contenere le perdite in termini di fatturato. Nel primo trimestre 2009 - rivela www.trendcalzaturiero.it sulla base dei dati Istat - le esportazioni di scarpe tricolore si sono ridotte in un anno di 9,7 milioni di paia, portandosi a quota 64 milioni. Un calo del 13% che in termini monetari si è tradotto in una flessione comunque più contenuta, nell’ordine dei 9 punti percentuali. Con il fatturato oltre confine sceso a ridosso di 1,8 miliardi di euro, contro i 2 miliardi abbondanti rubricati nel primo trimestre 2008.

La sensazione - osserva l’analisi del sito web specializzato nell’informazione economica sul settore - è che le imprese calzaturiere italiane abbiano adesso davanti un periodo di sostanziale assestamento, dopo la fase più acuta della crisi, che avrebbe coinciso proprio con il primo trimestre 2009.

In relazione alle diverse destinazioni, la fotografia scattata a marzo dall’Istat rivela, nel cumulato dei primi tre mesi, un ridimensionamento dell’export nettamente più accentuato nei mercati extre-Ue, dove il giro d’affari legato alle vendite di calzature made in Italy ha subito una limatura del 17% su base annua (-3,8% nel mercato comune).

Una performance ipotecata quest’anno dal brusco ritracciamento delle esportazioni in Usa (- 27,1%) e dal meno 14,4% in Russia. Più contenute la perdite sul mercato svizzero (-5,8%) e in Giappone (-7,2%), a fronte di riduzioni a doppia cifra in Canada, Ucraina e Turchia. Per quanto attiene alla Ue, al balzo in avanti dell’export in Francia (+5%), primo sbocco per fatturato, ha corrisposto una flessione del 4,3% in Germania. Freno tirato anche in Spagna (- 1,5%) e sul mercato britannico (-9,8%), con riduzioni più o meno della stessa portata del Regno Unito in Belgio e Paesi Bassi.

Usa l’inchiostro rosso, l’Istat, anche per aggiornare i prospetti dell’import. La dinamica negativa ha riguardato però solo i flussi quantitativi, scesi da 127 a 106 milioni di paia (- 16,5%). Al contrario, la spesa per le importazioni, che ha sfondato il muro di un miliardo di euro, è cresciuta in questo primo quarto dell’anno dell’8,1% rispetto al gennaio-marzo 2008. Tra i «Top supplier» Pechino ha dilatato ulteriormente il suo giro d’affari sul mercato italiano, seppure di un magro +3,3% (a volume le importazioni dalla Cina si sono però contratte di quasi il 27%), affiancato da un più robusto 16,3% del Belgio. Gira in positivo anche il Vietnam (+1%), mentre perde vistosamente terreno la Romania (-16,8%).

Tra gli emergenti, l’India archivia in questo primo trimestre una perdita, sempre in termini di fatturato, nell’ordine del 10,7%. Continuano invece a macinare progressi Indonesia e Brasile, con l’import italiano cresciuto in questo caso rispettivamente del 49,6 e di oltre 18 per cento.

La bilancia commerciale - conclude la nota - ha chiuso la prima trimestrale del 2009 con un forte ridimensionamento del saldo attivo. Da oltre un miliardo di euro, l’avanzo valutario del settore calzaturiero si è ridotto a 808 milioni, facendo segnare, anno su anno, una flessione del 24,4%.